Il 15 luglio 2019 si è tenuta, presso la prestigiosa “Sala Cuoi” di Palazzo Ferro Fini, l’“International Round Table: Global Civilizations, Identities and Violence”, organizzata dall’Associazione Globus et Locus.
Nella prestigiosa sala “Cuoi” di Palazzo Ferro Fini si è tenuto un interessante dibattito sulla tematica delle civilizzazioni globali e delle nuove identità che si generano dalla nuova fase storica mondiale, dominata dal fenomeno della globalizzazione. Gli interventi, provenienti da eccellenti personalità del mondo accademico, politico e diplomatico, hanno messo in luce alcune caratteristiche e problematicità legate al concetto di civilizzazione.
L’incontro è stato aperto dal dott. Bruno Pigozzo, Vicepresidente del Consiglio Regionale del Veneto, che ha sottolineato come la globalizzazione abbia portato ad una crisi delle antiche strutture, compresa quella di Stato-nazione, dando vita a nuovi soggetti e nuovi protagonisti. “C’è bisogno di pensare globalmente e agire localmente, capire di essere parte di un mondo globalizzato, gestendo la realtà locale e rispettandone le principali caratteristiche e aspettative, senza venir meno ai doveri di solidarietà che ci legano alle altre regioni e instaurando un doveroso dialogo con tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo”.
Anche per il Ministro Plenipotenziario Granara del Ministero degli Affari Esteri parlare di civilizzazioni significa oggi “promuovere tutte le possibili forme di dialogo tra le identità collettive attraverso il Mediterraneo”.
Il presidente dell’Associazione Globus et Locus, Piero Bassetti, ha citato nel suo opening speech il libro di Benedict Anderson, mettendo in luce come la glocalizzazione, fenomeno inteso come rapporto tra funzioni globali e dimensioni locali, necessiti di nuove “Comunità Immaginate”. Il Presidente Bassetti si è poi espresso sul concetto di civilizzazione italica: “non è un’identità e un’appartenenza nazionale, etnico-linguistica o legale-istituzionale, ma piuttosto è essenzialmente antropologico-culturale e funzionale. Si stima che la comunità italica sia composta da circa 250 milioni di persone, variamente distribuite in tutto il mondo e variamente ibridate, persone che, oltre ad appartenere alla loro comunità nazionale di residenza, sono anche più o meno consapevoli di essere parte di una comunità di sangue, cultura, sentimento, che attribuisce loro, un’identità più profonda e stratificata. Si parla di una nuova comunità che deve essere “inventata” (Anderson) e che vogliamo risvegliare”.
Il prof. Davide Cadeddu dell’Università degli Studi di Milano, coordinatore della tavola rotonda, ha spiegato da dove scaturisce la necessità di riflettere sulla tematica delle civilizzazioni: “La nascita delle comunità virtuali, lo sviluppo delle identità ibride e mobili, come quella italica, hanno reso il concetto di società sempre più complesso. Interrogarsi sulle civilizzazioni, che sono caratterizzate da una natura polimorfa e da una storia interdisciplinare, può portare a ragionare correttamente sulle nuove dinamiche globali che si occupano di esprimere una diversa idea di “limite” e che, tuttavia, a volte danno forma a conflitti”.
Il prof. Hans Köchler dell’Università di Innsbruck in un passaggio del suo discorso ha distinto i concetti di Stato e di Nazione: “Nazione e Stato nell’inglese contemporaneo sono interscambiabili, in realtà in tedesco sono due concetti ben diversificati. Il primo è strettamente legato all’identità culturale di un paese, mentre il secondo si rifà all’organizzazione politica del popolo sul territorio, alle leggi e ai confini che lo regolano. Storicamente i territori sono stati organizzati in Stati culturalmente omogenei, portando di fatto a far coincidere la Nazione con lo Stato. La globalizzazione sta scardinando questo fatto storico contribuendo alla nascita di Stati sovra-identitari composti da comunità culturalmente differenti. Attualmente non esiste più una sovrapposizione tra identità culturale, identità nazionale e cittadinanza. Una risposta a questa complessa situazione può essere rintracciata nei Paesi dell’Asia: ad esempio, la Repubblica di Singapore si propone come territorio multiculturale, multietnico e pluri-identitario a cui l’Europa potrebbe ispirarsi”.