Visioni di città. Le forme del mondo spaziale

Paolo Perulli, Einaudi, 2009

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In linea con la forte ripresa di interesse per la dimensione spaziale delle scienze sociali, la città torna al centro dell’attenzione di studiosi e dirigenti politici impegnati nell’analisi dei processi di integrazione della società nell’attuale fase storica. E ci torna in rapporto al tumultuoso processo di urbanizzazione in corso, apportatore di trasformazioni deformanti - quando non devastanti -, manifestazione esemplare della perdita di senso che rischia di travolgere la nostra civilizzazione sotto l’impeto della globalizzazione. Sistema di organizzazione complesso e articolato per sua intrinseca natura, in costante mutazione nello spazio e nel tempo, la città contemporanea è caratterizzata da un’espansione incontrollata e fuori misura e va incontro alla perdita di quella configurazione originaria che ne ha fatto tradizionalmente la sede di una vita di associazione. Con il risultato di confinare l’interazione fra i suoi abitanti a un rapporto fondato sul principio di alterità anziché di comunità, riducendolo a un’esperienza di puro coordinamento funzionale.

Motivo ispiratore di questo libro ricco di suggestioniche richiamano i grandi temi della sociologia, della filosofia, dell’etica e quindi della politica, è l’ambizione a offrire una riflessione sulle molteplici visioni della città, non ridotta a semplice agglomerato ma ispirata a una razionalità umanistica in grado di sostenere, sia sul piano del pensiero che della prassi, le sfide poste dalla modernità. Sotto questo profilo, l’autore mantiene una posizione molto netta sull’importanza di rivalutare il ruolo delle unità urbane, in particolare lecittà globali connesse alla rete, impegnate ad andare oltre i confini nazionali per affermarsi su scala mondiale. Il rafforzamento di competenze di cui beneficia la città globale, approfittando della riduzione di quelle tradizionali dello Stato sottoposto alle pressioni convergenti delle istituzioni sovra nazionali e delle autorità regionali e locali, ha contribuito fortemente alla trasformazione delle forme del potere: da una pratica di gestione legata a una concezione gerarchica del principio di autorità a una decentrata "dialogica" attenta alle domande della società civile. Ed è a questo proposito, sottolinea l’Autore, che risalta la dimensione glocale della città in rete, in grado di mediare fra le esigenze di un’economia e una tecnica universale e le istanze di una politica definita da un’area territoriale in funzione di difesa della propria identità.

Ripensare alla luce di questa evoluzione il concetto stesso di locale appare a questo punto inevitabile per venire incontro alle nuove domande della società sul piano della comunicazione e della pratica politica. Andando oltre gli schemi istituzionali tradizionali, occorre promuovere una regolamentazione urbanistica in grado di evitare da un lato un’imposizione prescrittiva nella definizione degli assetti spaziali della città e dall’altro una linea di liberalismo indiscriminato sull’uso dei suoli ispirata a una logica puramente di mercato. Una regolamentazione dunque che risponda alla potenzialità organizzativa autonoma della società, combinando un sistema di pianificazione dall’alto con un coordinamento spontaneo dal basso, risultato di un decisione concordata fra gli attori di questo livello. In conclusione, seguendo il filo conduttore dell’argomentazione del libro, figura l’auspicio di poter realizzare un ordinamento urbanistico rinnovato in grado di porsi come obiettivo prioritario la promozione del bene comune, costituito da una forma di convivenza aperta e avanzata fra tutti i membri della comunità urbana.

di Paolo Calzini

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