Un libro che ha dato vita anche a una community di italici su Facebook, quello di Stefano Agnoletto (IUN University of Napoli e Modern History, Kingdom University of London) “The Italians who built Toronto”. Come afferma l’autore stesso, l’obiettivo del libro era quello di mostrare come le migliaia di italiani che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono andati in Canada in cerca di fortuna, nonostante le difficoltà iniziali abbiamo “dimostrato una straordinaria capacità di migliorare le loro condizioni” grazie alla loro creatività e spirito di adattamento. La progressiva trasformazione da operai - soprattutto nel settore dell’edilizia - che a stento parlavano italiano e che l’hanno anzi scoperto nelle relazioni reciproche a Toronto, a classe dirigente che parla inglese e che nel contempo sta riscoprendo il proprio dialetto d’origine è un esempio paradigmatico di come una comunità italica possa crescere ibridando la propria cultura di origine con un’altra e creandone, di fatto, una nuova. Fieri del proprio rapporto con la terra d’origine (l'Italia), che sentono come patria culturale ma non più politica, gli italici di Toronto rappresentano oggi una ricchezza per la città (che anche grazie a loro è una delle più multiculturali al mondo) e anche un assett per il futuro del nostro paese.