Un libro, quello dello storico di Cambrigde Jack Goody, che, anche se non proprio di recentissima pubblicazione, riteniamo interessante segnalare perchè, nel periodo particolarmente complesso che il mondo glocal - e sotto alcuni aspetti in particolare l'Occidente- sta attraversando, ha il merito di analizzare la storia culturale e delle culture da un punto di vista globale.
Conclude il suo saggio, Goody, con queste parole: “Da un punto di vista sociologico, i rinascimenti sono stati molteplici e non limitati al ‘capitalismo’ e all’Occidente. L’Europa non è la sola, e non è un’isola culturale”. Incamminandosi, insomma, su quella che è indubbiamente la via nuova di una Storia e un’interpretazione della Storia che ha viepiù abbandonato le velleità di una superiorità occidentale, legata in primo luogo alla sua specifica e peculiare alfabetizzazione, Goody dà un notevole contributo alla “globalizzazione storica”, o globalizzazione della Storia. Accettando la lezione di Toynbee per quel che riguarda l’importanza delle civilizzazioni nei corsi e ricorsi storici, Goody fa suo il termine di revenant (ritorno), tipico di ogni Rinascimento del pensiero che si basi su una tradizione antica in grado di risvegliare le forze nuove del presente. È in questo ambito che Goody considera gli influssi e gli scambi Occidente-Oriente arrivando alla tesi di un sostanziale equilibrio dello sviluppo delle società alfabetizzate, sviluppo che non avrebbe, considerando un orizzonte storico più ampio, per nulla sfavorito anche culture dedite a un’alfabetizzazione iconica, come quelle orientali (innanzitutto quella cinese).
Se i Rinascimenti furono molti e localizzabili in varie parti del globo, anche la cosiddetta “eccezione occidentale” in quanto culla di società evolute rispetto a quelle orientali non tiene, secondo Goody. Egli, infatti, scrive: “le ipotetiche divergenze tra Oriente e Occidente erano molto meno ovvie che quelle rivendicate da una storiografia europea etnocentrica e teleologica, concretizzatasi verso la metà del XIX secolo, in un’epoca in cui l’Occidente evidentemente manteneva la supremazia nell’economia e, più in generale, nella società dell’informazione”. Dal punto di vista dello sviluppo e dell’incontro di civiltà, sostenuto anche dalla teoretizzazione di un’emergente civiltà italica, il saggio di Goody assume allora un significato tutto particolare: rimette al centro del dibattito la particolarità dello sviluppo e dell’incontro di culture anche lontane inserite sempre di più in un ambito globale e globalizzato, quello attuale. In passato, a discapito di quello che fu per più di un secolo il dettame della “storiografia ufficiale”, le globalizzazioni (o rinascimenti) culturali furono più d’una.
A cura di Sergio Roic