Questo interessante saggio fornisce uno sguardo d'insieme sui fondamentalismi nel mondo, cercando di delinearne le caratteristiche e di evidenziare le cause del loro proliferare nel contesto globale.
Il volume sintetizza i risultati del “Fundamentalism Project”, un ampio studio interdisciplinare decennale promosso dalla American Academy of Arts and Sciences sui fondamentalismi nelle diverse confessioni religiose. La ricerca si propone di rispondere a una serie di questioni: quali sono i contesti (locali, regionali, globali) e le spinte (economiche, politiche, sociali) che alimentano tali movimenti fortemente antimoderni e antisecolari? Quali caratteri li accomunano al di là dei confini religiosi, culturali e politici?
Come sottolineano gli autori, “questi movimenti non hanno in comune una patria né una comune religione madre. E tuttavia molti dei movimenti condividono certi caratteri che non si riscontrano in altri moderni movimenti di protesta sociale”. Ciò dimostra, indubbiamente, quanto l'elemento locale e caratterizzante di essi sia strettamente collegato all'“avversario” da combattere, che spesso è identificato nelle istituzioni statuali o in una società globalizzata giudicata decadente.
La tesi del libro è che i fondamentalismi siano nati come forme di resistenza sì locali ma antagoniste dei fenomeni globali della modernizzazione, della secolarizzazione e della rivoluzione scientifica cogliendo il legame di quest'ultimi fenomeni con la genesi del moderno stato secolare, da loro combattuto spesso in modo violento.
Trattandosi di movimenti che anelano al potere sociale e politico, non sorprende che essi “divengano importanti attori nella politica locale, regionale e anche nazionale non per la loro nostalgia o arretratezza, ma per la loro capacità di adattarsi agli imperativi organizzativi, alle strategie politiche, ai progressi comunicativi e alle teorie economiche del mondo moderno”.