Nel suo ultimo libro "La Grande Contrazione", il Prof. Mauro Magatti propone un'interessante riflessione per dare risposta a una domanda di fondo: cosa significa, oggi, essere liberi. Dopo un accurato studio dell'evoluzione dell'idea di libertà dal 1945 ad oggi, il Prof. Magatti illustra come l'attuale idea di libertà abbia propiziato la crisi economico-finanziaria scoppiata nel 2008 e tutt'oggi tristemente presente.
In luce di questo legame, risulta ragionevolmente necessario cambiare prospettiva e, nella seconda metà dell'opera, viene presentata una nuova idea di libertà e le istituzioni fondamentali per poterla applicare a livello sociale.
Come afferma il Prof. Magatti, il secondo dopoguerra ha portato maggiore libertà: libertà di massa dall'indigenza materiale e culturale e dalla dittatura.
Tuttavia questa condizione si è dovuta confrontare con le istanze dei sessantottini propugnanti la libertà come piena espressione personale e dei neoliberali che la concepivano come piena accessibilità personale.
Per coniugare soggettività e crescita, la corrente neoliberale ha impresso l'evoluzione della percezione sociale dello spazio- tempo che ha portato le attuali strutture del "mercato globale", frutto della deregulation-liberalizzazione e del rifiuto delle teorie keynesiane, del "sistema tecnico planetario", risultato omnicomprensivo e autoreferenziale della dura razionalizzazione e della standardizzazione, e dello "spazio estetico mediatizzato", generato dalla pervasività mediatica e dal disorientante perpetual contact.
Su queste strutture si è incardinato un nuovo paradigma di crescita caratterizzato da accessibilità dell'intero pianeta, preminenza della finanza e prospettiva di breve termine, ma anche modularità della produzione (che permette l'adattamento alla mutevole Domanda mondiale) e immaterialità consumistica. Infatti l' Offerta è sempre più diretta a evidenziare la necessità dell'esperienza che i prodotti permettono piuttosto che dei prodotti in sé.
Secondo l'autore, questa complessa prospettiva esalta la naturale e vivificante tensione verso l'ideale (la "volontà di potenza"), ma la riconfigura come illimitata volontà di consumo sostenuta dall'indebitamento, e genera il "capitalismo tecno-nichilista", un modello di crescita esaltante unicamente razionalizzazione tecnica e breve termine.
Ora questo modello mostra una crisi (la grande contrazione, appunto) di cui si possono evidenziare la sovversione dell'assuefazione da debito tramite un evidente crollo di fiducia generato dal palesarsi della volatilità dei profitti finanziari, l'aspra disomogeneità nella distribuzione dei profitti (che impoverisce sia economicamente che culturalmente e rende instabile la società) e la poliedrica dimensione energetica caratterizzata dalla stabilizzazione della crescita demografica (che genera invecchiamento delle economie avanzate e riduzione dei consumi). A ciò si aggiunge il difficile adeguamento individuale al crescente stimolo al consumo (che genera depressione e apatia), nonché la progressiva scarsità di risorse energetiche.
Per superare questa drammatica situazione, Magatti sostiene che, consapevoli degli errori compiuti, sia necessario ripensare la libertà umana in un ambiente più complesso di essa (la vita biologica e spirituale) da preservare, riflettendo sulla rivalorizzazione dei rapporti sociali e sulla morale, nonché sulla capacità di riconoscere, mantenere e generare valore anche socio-spirituale.
Recensione a cura di Marco Praturlon