La città scientifica

A cura di Pietro Redondi (Guerini, Milano, 2012).

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Nell’ambito delle riflessioni odierne sulla natura di una glocal (e di conseguenza smart) city, riteniamo che possa offrire interessanti stimoli il libro curato da Pietro Redondi, “La città scientifica”. Rispetto alla complessità dell’ontologia e delle caratteristiche di una smart city, che ne rendono la natura oggetto di dibattito, la definizione di "città scientifica" è invece oggetto delle primissime pagine del libro, dove infatti si dice: “Chiamiamo così il fenomeno di simbiosi, di integrazione tra l’urbanizzazione industriale e il sapere tecnico-scientifico e le sue innovazioni, tra l’amministrazione locale e i valori della competenza”. Che questi fenomeni di simbiosi esprimano delle realtà molto sviluppate in un’ottica di “modernismo” travolgente, risulta evidente. Infatti, la città scientifica tocca il suo culmine di “senso” e importanza all’inizio del XX secolo.

Attraverso gli esempi descritti nei saggi che compongono il volume, ci si dà il compito di esplorare i rapporti tra la scienza e il territorio, tra le nuove istituzioni scientifiche ottocentesche e le città che le avevano create.

Occorre pure sottolineare che nel concreto la scelta di Milano come città scientifica da tematizzare è il frutto di una singolare situazione venutasi a creare nel periodo considerato: alcune caratteristiche della città e delle sue istituzioni sia scientifiche sia amministrative hanno permesso uno sviluppo tutto particolare.

Sviluppo che è stato preso in esame nei saggi di Paolo Mazzarello, Gianpiero Fumi, Ornella Selvafolta, Paola Ciandrini ed Elio Nenci. Nella seconda parte del libro, poi, e precisamente nei saggi di Germano Maifreda e Benedetta Crivelli, si è poi cercato di fare un paragone tra alcuni aspetti delle politiche del lavoro nelle città di Milano e Lisbona.

“La città scientifica” è un libro senz’altro utile per cercare di comprendere le fasi evolutive di uno scientismo e tecnicismo che ha caratterizzato il forte sviluppo di tipo funzionale di aggregati umani o città che dir si voglia al tempo dell’affermazione dell’industrialismo nelle progredite società occidentali.

Scienza e territorio, mezzi tecnici e sviluppo urbano, opportunità lavorative e limiti di spazio, modelli architettonici adatti più o meno a questo tipo di sviluppo e altre considerazioni a proposito del tempo e dello spirito in cui si affermarono le moderne realtà funzionali compongono questa raccolta di saggi ben riuscita che, forse per la prima volta in termini dettagliati, fornisce una mappa abbastanza esaustiva del “come e del perché” della forma urbana di una città complessa e notevolmente coinvolta nei processi di crescita tecnico-scientifica come lo è stata in passato e come lo è tuttora Milano.

Recensione a cura di Sergio Roic

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