Italia senza nazione? Geopolitica di una identità difficile

Manlio Graziano, Donzelli, 2007

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Quando mi sono imbattuto in questo libro alcune idee mi sono apparse subito chiare, anche già dal titolo. Ho accostato immediatamente questo testo a uno di Aldo Schiavone "Italiani senza Italia", letto qualche tempo fa. Una riflessione quest’ultima sull’incapacità ma anche sull’impossibilità storica dell’Italia di farsi nazione, uno Stato moderno come altri nello stesso periodo hanno fatto. Ciò che è mancata non è tanto un’identità italiana ma piuttosto un’identità dell’Italia, intesa come capacità di creare un solido e chiaro interesse nazionale.

Da tempo provo a riflettere su cosa significhi essere italiano, in particolare oggi in tempi di "passaggi" d’epoca. Tuttavia le risposte appaiono difficili, complesse, opache nel loro presentarsi. Il libro di Graziano è certamente un aiuto, chiaro, sostanzioso, denso di informazioni e significati che vanno molto aldilà della retorica pregiudizievole e stereotipata, nel bene e nel male, che spesso si attribuisce ai fatti italiani. E’ un libro storico e sociologico allo stesso tempo, e questo è un grande merito. In effetti il testo coniuga con grande intelligenza e spessore interpretativo i fatti storici che hanno caratterizzato l’Italia "moderna", l’Italia fattasi nazione, quindi dal Risorgimento fino ai fatti più recenti dei giorni immediatamente precedenti alla pubblicazione del libro (2007), con l’idea costante e sempre chiaramente tra le righe dell’identità italiana. Un’identità che vuole essere indagata, purificata da tutte le inutili e chiassose voci del "politicamente corretto", del superficiale senso comune, cercando di coglierne le continuità storiche e le prospettive che si potranno aprire in tempi di europeizzazione e globalizzazione. Quella italiana, è necessario ribadirlo, è un’identità locale che tuttavia si è sempre pensata globale, universale, agendo contemporaneamente nel micro e nel macro delle sfere di azione umanae che quindi oggi possiamo definire glocale.

Tuttavia, ritengo che l’interesse sia suscitato dal fatto che il libro è stato pubblicato in una prima edizione in francese, con l’intento di, come scrive Graziano, "introdurre il pubblico transalpino ai misteri della nostra vita politica", costruendo "una sorta di viaggio attraverso le contraddizioni e le specificità del Bel paese".

E’ quindi un viaggio, un percorso alla scoperta e riscoperta di un’identità difficile, dove cadere nella banalizzazione può essere facile. L'autore apre molte finestre, che d'altra parte non potevano essere ignorate, ma che chiude con grande efficacia e sapienza. Le informazioni, anche ampiamente dettagliate, concorrono a costruire un quadro più ampio dove alcuni temi emergono con forza: il persistente trasformismo diffuso nella classe dirigente, incapace da sempre di costruire una dialettica politica con le "masse", la frammentazione ideologica e sociale trasversale a tutti i ceti ma soprattutto la presenza costante, influente e a volte "ingombrante" della Chiesa Cattolica. Su questo, giustamente, l’autore si sofferma con preziosa attenzione, non nascondendo, come tante volte aveva fatto Giuseppe Prezzolini, la relazione tra identità cattolica ed italiana - già precedentemente affrontata nel testo "Identité italienne et identità catholique. L’Italie laboratoire del l’Eglise"(L’Harmattan, 2007).

Testi come questo e molti altri che sono pubblicati o stanno per esserlo, ci fanno capire come sia urgente e necessaria una riflessione più accurata sui fatti "italiani", che in questi tempi di mutamento sarebbe riduttivo definire sotto la lente di uno sguardo "nazionale". Le lenti dovranno essere diverse, varie, capaci di suggerire nuove consapevolezze a uno sguardo che dovrà farsi necessariamente "cosmopolita", "glocale", "aperto"; ed attraverso il quale i fatti non saranno "italiani", bensì – come si definiscono chiaramente su questo sito - orgogliosamente "Italici".

Riccardo Giumelli

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