“The city is everywhere and in everything” (pag. 16) è la frase che più di tutte rappresenta il punto di partenza ma altresì l’approdo del lavoro curato da Neil Brenner e a cui hanno contribuito studiosi da ogni parte del mondo. Il punto di partenza, perché il volume muove i primi passi dalla teoria, elaborata dal sociologo marxista Henri Lefebvre ne La révolution urbaine (1970), di un’urbanizzazione estesa in cui la città smette di essere un sistema parzialmente chiuso, contrapposto a ciò che non è città, per diventare un nucleo in espansione che produce nuove aree urbane e che asservisce le zone rurali alle proprie necessità. Con questo volume Brenner intende porre le basi per un nuovo approccio metodologico allo studio delle città che ruota attorno all’idea di planetary urbanization, concetto su cui Brenner sta lavorando da tempo con Christian Schmid, anch'egli fra gli autori del volume.
Prendendo a prestito un’immagine di Lefebvre, l'urbanizzazione planetaria è la conseguenza di una città che implode ed esplode contemporaneamente. Le reti, l’omologazione degli stili di vita, la tecnologia, i flussi fanno sparire la differenza fra un dentro e un fuori la città. Le aree urbane infatti, da un lato, concentrano al loro interno servizi e centri direzionali, dall’altro diventano sempre più interconnesse con ciò che una volta sembrava stare al di fuori di esse, ma che in realtà è parte di un unico sistema planetario urbano. Si pensi alla strettissima interdipendenza fra aree urbane e aree agricole (tema che sarà al centro di Expo 2015), come pure alla dipendenza delle città dalle fonti fossili che vengono estratte a migliaia di chilometri di distanza. Le città, dunque, divengono uno dei prodotti dell’urbanizzazione estesa, ma non l’unico. Restano i nodi di un sistema urbano più ampio che non si esaurisce al loro interno. Ecco perché, per gli autori del volume, lo studio dell’urbanizzazione basato su modelli che si affidano al solo dato demografico non è più sufficiente, perché incapace di descrivere questa nuova urbanizzazione.
I contributi raccolti nel volume spaziano da studi relativi all’urbanizzazione di grandi metropoli come Londra o di interi paesi come il Brasile o ancora di regioni come il Mediterraneo, fino a rivisitazioni del pensiero lefebvriano, passando per un tentativo di prima teorizzazione della planetary urbanization. Come lo stesso Brenner riconosce nella prefazione, spicca fra i contributi che tentano una rilettura di Lefebvre quello di Andy Merrifield, il quale prova a reinterpretare il concetto di diritto alla città (Le droit à la ville, 1968) alla luce delle recenti proteste che sono esplose nel mondo, da Occupy Wall Street a New York alla primavera araba di Tunisi e Il Cairo. Il diritto alla città non è più solo un diritto alla centralità, al progresso, per chi vive l'emarginazione nelle aree urbane, ma diventa, per dirla con Merrifield, una politics of the encounter. Le persone incontrandosi creano infatti uno spazio urbano di confronto, ridefiniscono la loro cittadinanza e incidono attivamente sulla gestione della cosa pubblica, come accaduto (pur con alterni successi) nei casi ora citati.
Fra rielaborazioni teoriche e nuove metodologie applicate alle studio dell'urbanizzazione, Implosion/Explosion è certamente un volume fondamentale per comprendere l'evoluzione delle grandi aree urbane, come la glocal city region milanese, ed è un contributo irrinunciabile per capire meglio il concetto di planetary urbanization, destinato ad accompagnare a lungo i discorsi degli intellettuali del secolo presente.
Recensione a cura di Fabrizio Di Benedetto, dottorando di diritto Ue, Università degli Studi di Milano