Le teorie delle macro-trasformazioni politiche di A.J. Toynbee sono l’argomento dell’interessante volume di analisi politico-storiografica di Luca Castellin. Le sorti delle pubblicazioni del grande storico inglese, uno degli analisti più cospicui della “storia generale”, innanzitutto quelle della sua opera maggiore, A Study of History, sono state controverse lungo tutto l’arco del trascorso secolo ventesimo. Se in una decade Toynbee era letto e citato, magari in quella successiva era del tutto negletto. La fortuna delle sue idee, ed è proprio questo che vuole esplicitarci Castellin nel suo volume, è strettamente legata ai tempi storici e politici in cui esse sono state interpellate (o meno) dagli studiosi e da tutti coloro che sono interessati alle vicende storico-politiche delle civiltà umane.
Toynbee, infatti, ha proposto un modello del tutto originale di interpretazione della storia, modello legato più alle grandi fasi - di ascesa, consolidamento e discesa - delle civiltà che a fatti concreti o a situazioni ristrette o isolate. La visione della storia di Toynbee è pure legata a doppio filo al nascere e all’affermarsi delle religioni, tema attualissimo nel globalizzato ma anche frammentato mondo di oggi e ripreso, almeno parzialmente, da un altro storico letto, interpretato e criticato come Samuel Huntington.
Qual è l’avvenire delle civiltà? Esso può essere interpretato a partire dal loro passato? Vi sono oggettivi cicli di crescita e di decrescita per quel che riguarda ogni e qualsiasi civiltà umana? E queste civiltà sono espressioni politico-socio-economiche isolate oppure grandi agglomerati culturali interagenti? Toynbee propende naturalmente per quest’ultima tesi suggerendo di fatto, col suo ponderoso “A Study of History”, agli studiosi contemporanei una importante possibilità di relazionare la storia delle civiltà alla modernissima scienza che si occupa degli affari internazionali; affari internazionali non più legati alle fortune degli Stati nazione ma ai rapporti fra civilizzazioni di stampo etnico-valorial-religioso.
L’analisi delle tematiche proposte da Toynbee e la ricezione generale della sua opera è chiara e puntuale nel testo di Castellin. Anche perché, come scrive lo stesso Toynbee in “Civiltà al paragone”, “ora io credo che le civiltà nascano e si sviluppino in quanto rispondano con successo a sfide susseguentisi. Si spezzano e cadono se e quando le cimenta una sfida cui esse non riescono a far fronte”; oggi, infatti, cade e si spezza colui (lo stato, la nazione, il sistema economico) che non riesce a organizzarsi all’interno di una civiltà relazionante in grado di rispondere alle sfide della mobilità e dell’intreccio globale.
Ed è proprio quello che in Globus et Locus stiamo cercando di fare.