Ci fa molto piacere aprire questa Newsletter di luglio con la notizia che da qualche giorno è online il primo call for papers della nuova rivista “Glocalism. Journal of culture, politics and innovation”, promossa da Globus et Locus. Il call for paper, il cui titolo è “Hybridity”, è pubblicato sul sito www.glocalismjournal.net ed è raggiungibile alla pagina dedicata ai Call for Papers.
Con l’emergere, nel mondo attuale, di problematiche sempre più complesse legate ai processi di glocalizzazione, da più parti si pone l’esigenza di ispessire la riflessione sul glocalismo. Globus et Locus, che fin dalla sua istituzione si è posto al servizio della ricerca e della prassi glocal, sente oggi la necessità di proporsi come locus al servizio di coloro che intendono sviluppare delle riflessioni sistematiche intorno a questi temi, in un ambiente di standing scientifico in cui raccogliere e animare contributi e approfondimenti culturali relativi ai fenomeni di glocalizzazione.
Da questa esigenza culturale, è nata la proposta progettuale per una rivista sul glocalismo, un medium totalmente al servizio della riflessione glocalista ma anche della prassi. L’obiettivo della rivista è quello di stimolare un’accresciuta presa di coscienza e consapevolezza delle nuove dinamiche che caratterizzano la realtà glocal.
Sulla base di queste considerazioni, si è deciso di mettere a punto un progetto di rivista peer-reviewed, a libero accesso e cross disciplinare, pubblicata a cadenza quadrimestrale da Globus et Locus. A conferma dell'interesse suscitato da questa proposta culturale, al comitato di indirizzo del journal hanno aderito alcuni fra i più autorevoli rappresentanti del pensiero glocal: Arjun Appadurai, Zygmunt Bauman, Seyla Benhabib, Sabino Cassese, Manuel Castells, Fred Dallmayr, David Held, Robert J. Holton, Tony McGrew, Alberto Martinelli, Alberto Quadrio Curzio, Roland Robertson, Saskia Sassen, Gayatri Chakravorty Spivak.
Ci auguriamo che tutti coloro che, a vario titolo, si occupano di tematiche glocal siano interessati a partecipare al call for papers, che sarà aperto fino al 15 settembre. L'uscita del primo numero di Glocalism è prevista per la fine di ottobre.
Le nuove mobilità del mondo glocal e le politiche UE per l'integrazione
Un fenomeno globale, come l’immigrazione, ha profondamente modificato la realtà sociale dei paesi destinatari dei flussi migratori. In misura diversa, ciascun paese europeo al suo interno vive oggi una pluralità di culture, che ha contribuito a accelerare la crisi dello Stato-nazione, già provato dal crescente ruolo dell’UE. Il recente discorso di Papa Francesco sulla “globalizzazione dell’indifferenza”, tenuto a Lampedusa, pone l’accento sulle problematiche dell’incontro fra culture, nell’ottica di una necessaria convivenza fra queste.
Coesistenza che, come sottolineava Habermas ne Lo stato-nazione europeo. Passato e futuro della sovranità e della cittadinanza (in L’inclusione dell’altro. Studi di teoria politica, Milano, 1998), è possibile fra differenti «forme di vita culturali, etniche e religiose» presenti all’interno di una «comunità politica», purché «il piano della cultura politica comune» sia sganciato «dal piano delle subculture». La «tradizionale cultura politica liberale» può essere - sempre secondo Habermas - quel minimo comun denominatore in cui le diverse subculture possono riconoscersi. Ma ciò a patto che la democrazia liberale permetta a ciascuno di «sperimentare il valore d’uso» dei diritti, «anche nella forma della sicurezza sociale».
Integrare l’altro, permettendogli di godere di diritti, comporta - per Habermas - una maggiore possibilità che il migrante si riconosca in principi che lo possano accomunare con le popolazioni locali. Questo sembra essere anche l’approccio adottato dall’UE, almeno sin dal Consiglio europeo di Tampere del 1999 che ha sancito il diritto per i cittadini di Stati terzi, legalmente soggiornanti nell’UE, di godere di «diritti e obblighi analoghi a quelli dei cittadini dell’UE». Una proposizione di principio che si è poi concretizzata in atti dell’UE (in primis la direttiva 03/86), il più recente dei quali è la direttiva 11/98, che per la prima volta attribuisce alcuni diritti sociali a tutti i migranti (esclusi i soggiornanti di lungo periodo, già maggiormente tutelati). Fra questi, diritti che incidono sull’allocazione di risorse locali, come l’accesso a alloggi pubblici.
Ancora una volta l’UE regola un fenomeno globale incidendo nei rapporti fra le persone nelle comunità locali e imprimendo forza al processo d’integrazione degli stranieri, anche nei paesi meno solerti su questo fronte. Insomma, la direttiva 11/98, purtroppo non ancora trasposta in Italia, dispone qualcosa che somiglia al set minimo di diritti sociali suggerito da Habermas, che potrebbe aiutare l’integrazione del migrante e la sua adesione a quella cultura comune che, peraltro, è alla base dei diritti che gli vengono riconosciuti.
Un processo d’integrazione che prevede diritti per i migranti sempre più simili a quelli dei cittadini (con l’esclusione tutt’altro che irrilevante dei diritti politici) rende più sfumato il confine fra la condizione di cittadino e di straniero. A mio parere, ciò potrebbe creare l’aspettativa nella comunità, e soprattutto fra le minoranze, di un progressivo cambiamento del concetto di cittadinanza. Il recente dibattito italiano sullo ius soli sembra essere prova di questa percezione diffusa. Infatti, a parte nicchie di resistenza, non v’è stata un’opposizione aprioristica alla proposta del ministro Kyenge.
Sembra dunque che l’UE, pur non avendo nessuna possibilità di incidere sulle norme nazionali di attribuzione della cittadinanza, sia in grado, attraverso l’esercizio delle sue competenze in materia di immigrazione, di contribuire a un mutamento della percezione dei fenomeni globali, quale l’immigrazione, a livello locale. Nuovi stimoli che possono indurre gli Stati a ripensare la cittadinanza e a riformarla, prendendo atto che le nozioni giuridiche, il più delle volte, devono adattarsi alla realtà per poter conservare la propria efficacia.
Fabrizio Di Benedetto
Dottorando di ricerca in diritto dell’Unione europea, Università degli Studi di Milano
Innovating with beauty: riflessioni e spunti emersi a San Francisco
Nella predecente Newsletter avevamo parlato dell'interessante iniziativa, promossa da Fondazione Giannino Bassetti, dal titolo Making in Italy/Making in USA: Artisanship, Technology and Design. Innovating with Beauty. Il progetto, inserito nell'ambito dell'Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti, si è articolato in una serie di iniziative svoltesi fra l'11 e il 24 giugno a San Francisco e ha costituito un'importante occasione per riflettere e confrontarsi su temi del lavoro e del fare artigiano, al centro di quella che è stata definita la "terza rivoluzione industriale".
Ci fa molto piacere segnalare il link all'area dedicata all'evento, contenente le foto e i video degli interventi, sul sito della Fondazione Giannino Bassetti; segnaliamo inoltre il link diretto alla pagina dei video
Eventi e news
Fra i numerosi eventi o incontri che offrono stimoli concreti sulle tematiche della glocalizzazione, proponiamo in questa rubrica alcuni tra quelli più significativi, promossi da Globus et Locus, dai suoi soci o da altri enti, in Italia e nel mondo.
Finanziare l’investimento estero delle PMI in America Latina: il ruolo delle banche multilaterali
Nell’attuale clima economico, i vincoli finanziari sulle PMI stanno diventando sempre più stringenti. L’evento promosso da RIAL – Promos/Camera di Commercio di Milano ha l’intento di fornire un quadro aggiornato e completo degli strumenti finanziari offerti dalle Banche Multilaterali e, in considerazione del ruolo di Private Sector Liaison Office di PROMOS/Camera di Commercio di Milano rispetto a Banca Mondiale, di dare spunti in un’ottica di sviluppo e investimenti in America Latina e Caraibi.
Milano, 22 luglio, ore 8.30-13.30, Palazzo Turati, Camera di Commercio di Milano.
Per informazioni: sito RIAL
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Smart City Exhibition 2013: è online il call for papers
Ci sono ancora pochi giorni di tempo per rispondere al call for papers! Come abbiamo segnalato sul nostro sito qualche settimana fa, Smart City Exhibition ha lanciato un call for papers in collaborazione con l'Osservatorio Nazionale Anci sulle Smart City, per valorizzare l’attività di ricerca svolta nei diversi ambiti che riguardano la manifestazione e favorire la collaborazione e l’incontro fra ricercatori, imprese, amministrazioni pubbliche ed esperti.
20 i temi di interesse del call: dagli open data alla rigenerazione urbana, dai nuovi artigiani digitali allo sharing delle risorse, dalla mobilità sostenibile al welfare urbano e tanto altro ancora. La scadenza per la presentazione degli abstract è il 22 luglio 2013.
Per maggiori informazioni e per scaricare il call for papers: sito Smart City Exhibition
Letture per l'estate
La nostra Europa, di Edgar Morin-Mauro Ceruti, Raffaello Cortina editore.
L'Europa ha avuto due nascite, la prima caratterizzata dalla formazione westfaliana degli Stati-nazione e dal colonialismo aggressivo che ne è seguito; la seconda successiva alla fine della Seconda guerra mondiale con la nascita della Comunità Europea e poi dell'Unione Europea. Le condizioni di grande difficoltà in cui quest’ultima versa, sia da un punto di vista politico-economico sia culturale, definite da una condivisione ancora lontana, se non per equilibri di interessi di natura particolare, impongono una svolta più che mai consapevole. Ne scrivono Edgar Morin, uno dei più grandi umanisti transdisciplinari della nostra epoca, con Mauro Ceruti, filosofo e teorico del pensiero della complessità. Molti sono i temi affrontati. Ne ricordiamo qualcuno: saprà l'Europa superare gli egoismi statali? Saprà risollevarsi sulla grande risorsa di una pluridentità comune, ma al tempo stesso riconoscendosi umilmente come "provincia del mondo" e "metanazione"? Saprà aprirsi intelligentemente al Mediterraneo? Saprà costruire e, perché no, ricostruire un Umanesimo Europeo, essenza della sua identità e di tutta quella occidentale? Il libro, di agile lettura, offre delle risposte illuminanti ed invita il lettore a riflettere su queste e molte altre questioni.
Sulle tracce di Hermes. Migrare, vivere, riorientarsi, di Peter Carravetta, Morellini Editore
Hermes, per i greci, era il messaggero degli dei. Incarnava l'idea del viaggio, e quella connessa del passaggio, del mutamento, dello scambio, del superamento, del transito. In epoca glocale queste sono divenute le condizioni che caratterizzano sempre più diffusamente la nostra vita, volenti o nolenti, sia come individui che come appartenenti a identità collettive. Siamo tutti quindi sulle tracce di Hermes, come recita il titolo di questo libro uscito già da qualche tempo, perché questo è il vivere postmoderno. Peter Caravetta, docente di Italian American Studies alla Brook University, approfondisce il tema della mobilità come elemento perturbante ma sempre più ordinario delle identità contemporanee. In particolar modo riflette sulla mobilità, non certo come viaggio turistico, ma sulle figure marginali che la caratterizzano: gli esuli, i migranti, i deportati, i profughi, gli esclusi costretti alla fuga. L'autore sostiene che gli esseri umani sono stati in qualche modo continuamente in movimento: la condizione di stanzialità, nata con la diffusione dell'agricoltura, è solo una parte della storia. Piuttosto, la mobilità è "costitutiva dell'ontologia antropologica fondamentale dell'uomo, ossia come una sua propensione o caratteristica naturale e originaria alla pari della religione, la sepoltura e il matrimonio". Non dico che sia un testo da leggere sotto l'ombrellone ma in periodo di vacanze sì. Questo libro non può che accompagnarci nel nostro viaggio estivo.
Suggerimenti a cura di Riccardo Giumelli, Docente Università di Verona
Rassegna stampa
Ulrich Beck: "Ci salverà la generazione dei giovani Colombo"
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Il vero senso delle Smart cities
Tekneco
How to reinvent librarians: five top tips from around the world
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Made in the U.S.: Is America Making a Manufacturing Comeback?
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Il lato oscuro del digitale: come sopravvivere al web
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The School in the Web
Yale Global