Globus et Locus newsletter n. 6 2007

Editoriale

A Firenze è stata recentemente inaugurata la "Piazza delle Lingue d’Europa", fortemente voluta dall’Accademia della Crusca, all’insegna della salvaguardia e della promozione del multilinguismo in Europa. Auspicando che la politica linguistica dell'Unione Europea si concentri non solo sulla moltiplicazione delle competenze linguistiche dei cittadini europei, ma anche sulla sostanziale denazionalizzazione del concetto di lingua, l’Accademia fa una proposta implicitamente glocal.

Nella sua relazione inaugurale il presidente dell’Accademia, Francesco Sabatini, ha difatti proposto "di considerare tutte le nostre lingue non più beni che appartengono esclusivamente alle singole nazioni, ma patrimonio comune di tutti gli abitanti d’Europa". E lo ha fatto coerentemente con la tradizione secolare dell’eminente istituzione, da sempre sostenitrice di una lingua italiana intesa come seme di una vasta civiltà culturale più che come espressione di un’identità statual-nazionale che, ai tempi della sua fondazione (1583), non esisteva ancora.

Piuttosto che imporre dall’alto una primazia dell’uno sull’altro idioma del vecchio Continente, l’Unione europea si sta orientando verso una sostanziale libertà e apertura del cittadino europeo a parlare più lingue per beneficiare dell’enorme patrimonio culturale della civiltà europea. Tuttavia, una politica comunitaria che ponga le lingue sullo stesso piano di altri beni primari protetti con norme comuni, come sicurezza, sanità, ambiente, necessita di una forte presa di posizione da parte di Bruxelles e di risorse adeguate.

Come ha ben evidenziato Arrigo Levi su La Stampa, "occorrono forti investimenti per far crescere una identità europea, che non annulli le identità nazionali, ma dia a Tedeschi e Polacchi, Italiani e Sloveni, Inglesi e Francesi, l’arricchimento di una comune identità e cultura europea". Investimenti che per adesso l’Unione europea non è sembrata disposta a fare, ma che non potrà procrastinare ancora a lungo se vorrà inserire correttamente anche l'elemento linguistico locale nella sua politica di creazione di un'identità europea multipolare e interagente, e cioè glocale.

 

Summer School

Le Alte Scuole in Economia e Relazioni Internazionali (ASERI) e in Media, Comunicazione, Spettacolo (ALMED) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, organizzano la Summer School in Giornalismo Europeo

Milano-Bruxelles, 10-18 settembre 2007

Il corso mira a fornire gli strumenti introduttivi per la professione di giornalista in ambito europeo. Accanto a moduli teorici di base, sono proposti approfondimenti sul dibattito attuale e le prospettive dell’Unione e sulla Politica di Comunicazione della Commissione europea.  

La Summer School si svolgerà dal 10 al 14 settembre presso l'ASERI a Milano e dal 17 al 18 settembre presso lo European Journalism Centre di Bruxelles. Il termine per le iscrizioni è il 3 settembre 2007.

Per informazioni: http://www3.unicatt.it/pls/unicatt/consultazione.mostra_pagina?id_pagina=13252
  

La recensione del mese

"Racconti dal mondo. Narrazioni, memorie e saggi delle migrazioni", a cura di P. Corti e M. Tirabassi, Centro Altreitalie, Edizioni Fondazione Agnelli, 2007

È uscito in questi giorni "Racconti dal mondo", un interessante saggio-narrazione a cura di Paola Corti e Maddalena Tirabassi, pubblicato dal Centro Altreitalie della Fondazione Agnelli. Il volume comprende sia le opere narrative dei vincitori del premio "Piero Conti" per la letteratura sull'emigrazione sia studi e ricerche sull'emigrazione e sull'immigrazione in Italia.

Si tratta di un libro composito che tratta un argomento, le migrazioni, fra i più importanti in un’epoca di grandi mobilità come quella attuale. Come viene evidenziato nell'introduzione dalle curatrici "il volume testimonia i diversi modi in cui la storia delle migrazioni italiane si sta affrancando dalla sua posizione di nicchia entrando sempre più a far parte del dibattito pubblico e della percezione della società italiana".

Se la grande emigrazione "mondiale" italiana è stata descritta in passato come fenomeno sociale e individuale, oggi le migrazioni, sia quelle in entrata che in uscita vanno considerate sotto l'aspetto glocale di ricerca di opportunità ma anche di intreccio e accumulo di identità diverse. È interessante notare come questo aspetto, ovvero l'acquisizione e il rafforzamento di un'identità italiana, viene problematizzato nel saggio sulla migrazione italiana in Romania quando si parla del "ritorno" degli italiani romeni: "La lunga procedura burocratica in cui tanti si imbarcano per ottenere la cittadinanza, con tutte le sue richieste e bisogni di prove di origini italiane, spinge i richiedenti a ricercare attivamente le loro origini. Questo processo e questa nuova conoscenza inevitabilmente rivitalizza e trasforma il significato dell'essere italiani".

Un significato che incrocia e definisce l'appartenenza italica, la quale va ben al di là dell'appartenenza nazionale, configurandosi come quella condivisione di civiltà basata su valori, predilezioni e sensibilità nate e cresciute nei secoli nello Stivale e poi affermatesi nel mondo. 

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