Globus et Locus newsletter n. 5 2009

L'Europa alle urne

Anche questa volta le elezioni europee – limitate più che altro a una prova di forza fra i partiti politici in competizione nelle sedi nazionali – stanno suscitando limitato interesse e ancor più scarsa emozione. Stando ai sondaggi, solo poco più di un terzo degli aventi diritto parteciperanno al voto del 4 - 7 giugno per il rinnovo del Parlamento europeo, confermando così la tendenza a un declino apparentemente inarrestabile dell’interesse popolare al rito elettorale per eccellenza dell’Unione europea. Un’ulteriore caduta dai livelli già bassi di partecipazione dell’ultima consultazione del 2004, che si aggirava sul 45 per cento, è chiaramente sintomatica della disaffezione popolare verso le istituzioni europee caratteristica di questo momento storico. Disaffezione che si rivela sia sul piano generale, nel divario politico-psicologico fra i sentimenti, le attese dei cittadini e l’immagine di impotenza trasmessa dall’Unione europea, sia sul piano specifico dello scarso apprezzamento nei confronti del Parlamento, che pure è componente fondamentale del meccanismo decisionale e legislativo europeo. Le ragioni di tale atteggiamento da parte della cittadinanza europea, ivi comprese le élite più avvedute, sono complesse.

Attenersi a una valutazione ormai scontata della scarsa legittimazione democratica delle istituzioni comunitarie come motivo di disaffezione può, nell’attuale congiuntura, solo costituire lo sfondo di una valutazione fortemente condizionata dall’andamento in larga misura eccezionale del corso internazionale.

La crisi finanziaria esplosa a livello globale nella seconda metà del 2008 ha infatti costituito l’elemento contingente clamorosamente rivelatore della fragilità del sistema di integrazione soprannazionale europeo, sollecitato da un evento dirompente di tale portata. L’apparato istituzionale comunitario che avrebbe dovuto operare in funzione anticiclica si è rivelato, in questa occasione, inadeguato ai compiti di leadership e di coordinamento attivo che gli si richiedevano, demandando di fatto ai vari governi l’azione di contenimento dei contraccolpi della crisi. Il margine di fiducia che si poteva nutrire a livello di opinione pubblica, e non solo, nelle capacità dell’Unione europea si è limitato in larga misura al ruolo dell’euro come scudo difensivo della stabilità monetaria europea. Si conferma quindi l’immagine di un’istituzione in condizione di difficoltà quanto al processo di crescita della dimensione sovranazionale. Succede infatti che gli stati nazionali, per quanto soggetti da tempo a una progressiva erosione delle proprie competenze, facendo leva sul clima di emergenza determinato dalla crisi abbiano registrato un inatteso revival, impegnandosi in una politica di massiccio intervento pubblico, con il rischio di una accentuata ri-concentrazione di poteri a livello decisionale. Ma non è solo questo l’elemento caratteristico dei più recenti sviluppi. Rivelatore di un processo di diffusione del potere che è andato accelerandosi negli anni trascorsi a seguito della rivoluzione dell’informazione e dei trasporti è emerso in parallelo il fenomeno costituito dalla capacità di iniziativa e di reazione dimostrata dagli attori subnazionali. Una manifestazione di vitalità è stata espressione di quel “sano egoismo” legato al territorio che si traduce in una fattiva assunzione di responsabilità a livello locale, a cominciare dai governi municipali e provinciali per arrivare alle regioni e in questo ambito alle città, medie e grandi, impegnate direttamente in una serie di interventi tesi a operare a difesa della stabilità economica e sociale. Agganciarsi, nella logica di un processo glocal, utilizzando l’occasione delle elezioni al parlamento europeo, all’azione politica delle istituzioni comunitarie costituisce una prospettiva alla quale, in linea di principio, Bruxelles non dovrebbe rinunciare. Un'iniziativa di effettiva partecipazione dal basso ai compiti che riguardano i beni comuni delle nazioni europee – dalla lotta al razzismo alla difesa dell’ambiente, dalla promozione dei diritti individuali al rafforzamento di un economia sociale – fornirebbe un contributo significativo al rafforzamento del principio di rappresentanza dell’azione dell’Unione Europea. Legittimazione democratica e efficienza operativa fondate sulla partecipazione dei cittadini alla elaborazione della politica comunitaria costituiscono la condizione indispensabile perché si avvii un processo virtuoso di rilancio di un’istituzione che non può rinunciare a quell’elemento essenziale della sua identità che consiste nel proporsi come grande potenza civile; promotrice di stabilità e sicurezza in una congiuntura internazionale all’insegna dell’incertezza e dell’imprevedibilità.

di Paolo Calzini
 

Risposte glocali alla crisi globale

In occasione dei dieci anni di Globus et Locus, l’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con ASERI promuove un seminario di riflessione dal titolo “Risposte glocali alla prima crisi globale del XXI secolo”.

Lunedì 15 giugno 2009, ore 15.30

Università Cattolica del Sacro Cuore - Sala Negri da Oleggio 

Interventi di:

Lorenzo Ornaghi, Rettore Università Cattolica del Sacro Cuore - Direttore, Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali

Alberto Quadrio Curzio, Preside della Facoltà di Scienze Politiche, Università Cattolica del Sacro Cuore

Luigi Campiglio, Pro rettore vicario, Università Cattolica del Sacro Cuore

Raffaele Cattaneo, Assessore alle Infrastrutture e Mobilità, Regione Lombardia

Conclusioni di Piero Bassetti, Presidente di Globus et Locus

Assumere un’ottica glocale vuol dire pensare gli attori e i processi alla luce dell’intreccio, ormai indissolubile, fra luogo e globo. “Come è noto, ormai non ci sono quasi più luoghi […] che non siano in misura crescente attraversati dai flussi globali finanziari, economici, migratori, informativi, culturali, valoriali ecc. E, per contro, non ci sono flussi globali che non siano in misura crescente declinati, anche in qualche modo costretti a declinarsi, secondo le diverse e molteplici particolarità dei luoghi. Questo doppio processo di localizzazione dei flussi e di globalizzazione dei luoghi è multidimensionale (riguarda non solo l’economia, ma l’informazione, la cultura, le istituzioni ecc.) ed è pervasivo (entra in ogni dove, riguarda in misura crescente la totalità dell’esistenza umana). Dunque si tratta veramente di una nuova fenomenologia e di una nuova cosmologia che abbiamo di fronte a noi, che dobbiamo riuscire a pensare in modo nuovo e adeguato.”

Globus et Locus, Dieci Anni di Idee e Pratiche, Giampiero Casagrande editore, 2008

Programma del seminario
 

Indice di accessibilità Monza e Brianza

Il 19 maggio 2009, nell’ambito di "Brianza on the move. Gli stati generali della mobilità in Brianza " è stato presentato il lavoro "Per un indice di accessibilità”, realizzato dalla Camera di commercio di Monza e Brianza insieme a Regione Lombardia, Globus et Locus, Politecnico di Milano-DiAP, Unioncamere Lombardia.

Globus et Locus ha accolto con soddisfazione la proposta di promuovere un lavoro di riflessione e di analisi sull’accessibilità dell’area di Monza e Brianza. La proposta, infatti, corrispondeva al desiderio politico di istituzioni funzionali – le camere di commercio – e di un’istituzione territoriale – la Regione Lombardia – di porre il problema della mobilità di un’area sviluppata come quella di Monza e  Brianza in una chiave glocale, di rapporti rispetto al Nord-Italia e al globo.

Per realizzare il progetto di costruzione di un indice di accessibilità per Monza e Brianza, è stata avviata una collaborazione con il Diap del Politecnico di Milano, in particolare con la Professoressa Paola Pucci e i suoi collaboratori, scegliendo di analizzare l’accessibilità del territorio in questione partendo innanzitutto dalla domanda di mobilità esistente nell'area.


Piazza delle lingue 2009

Globus et Locus, con l'intervento di Riccardo Giumelli, ha portato il proprio contributo glocal e italico  al convegno “La Piazza delle Lingue 2009: Esperienze di multilinguismo in atto ”, organizzato dall'Accademia della Crusca a Firenze.

La cornice di riferimento dell’iniziativa è stata quella delle lingue, in particolare del multilinguismo, che si è svolta attraverso il leitmotiv: uniti nella diversità; ovvero come preservare le diverse lingue facendo sì che esse convivano e si facciano “dialoganti”.

Ospite d’onore di questa edizioneè stata la Confederazione Svizzera, in quanto straordinario laboratorio multilingue in grado di porsi come esempio per le politiche linguistiche. Tuttavia anche nel caso svizzero i venti della glocalizzazione stanno modificando inesorabilmente assetti istituzionali e culturali consolidati.

L’orientamento emerso nel convegno, sia nel caso svizzero che in quello italiano, è di preservare ma al tempo stesso di essere aperti al cambiamento, conciliando conservazione e ibridazione. La tradizione linguistica italiana rappresentata dall’Accademia della Crusca e dalla Società Dante Alighieri pare desiderosa di confrontarsi con nuove prospettive, idee e suggerimenti. L’approccio dominante rimane literacy oriented e vede la lingua più come capacità di espressione letteraria che come mezzo comunicativo e di pensiero; una visione poetica che incoraggia, per esempio, molti stranieri a studiare l’italiano, malgrado la scarsa diffusione nel mondo, per meglio comprendere la produzione artistica. Questo approccio è importante ma non deve essere totalizzante. Oggi infatti, la mobilità, la postmodernità, lo slittamento dal paradigma nazionale verso quello cosmopolita (U. Beck), sta portando a un mutamento del concetto di lingua e delle appartenenze che ne seguono. Globus et Locus ha portato il proprio contributo su questi temi, sostenendo l’importanza delle pluriappartenenze e del plurilinguismo come strumenti di accesso alla diversità culturale e di pensiero, determinanti per costruire nuove relazioni nel mondo glocale. In questo senso l’italicità, sfuggendo al determinismo del paradigma nazionale, supera l’idea di lingua come segno di appartenenza a un territorio delimitato, a una carta d’identità. La lingua è certamente appartenenza, ma oggi lo è insieme ad altri fattori, espressione  di una comunicazione non necessariamente verbale (stile di vita, valori condivisi, amore per l’arte, per la cucina, per l’abbigliamento, ecc…) che contribuiscono a identificare e aggregare una comunità sulla base dell’adesione a tali valori.

L'iniziativa ha avuto gli importanti contributi e la partecipazione della Rappresentanza in Italia della Comunità Europea, del Parlamento Europeo, della Commissione nazionale italiana dell'UNESCO, dell’Università di Firenze, di Varsavia e di Lovanio, nonché dell'Università di Lingue e comunicazioneIULM di Milano, della Comunità radiotelevisiva italofona (media partner), di Coscienza Svizzera, della RAI, del Teatro della Pergola di Firenze e del Conservatorio di musica "Luigi Cherubini" di Firenze, tutto sotto il patrocinio della Presidenza della Repubblica Italiana. (Per ulteriori informazioni fare riferimento a: www.comunitaitalofona.org)


La recensione del mese

"Identità nella globalità - Le sfide della Svizzera Italiana" a cura di Oscar Mazzoleni e Remigio Ratti, Giampiero Casagrande editore, Milano-Lugano, 2009

Questo interessante volume collettivo presenta un’analisi completa e attuale della posizione identitaria della Svizzera italiana nella globalità. Il volume è composto da due sezioni: nella prima intellettuali ticinesi di spicco (Orazio Martinetti, Marco Marcacci, Remigio Ratti, Oscar Mazzoleni) si chinano sull’identità in cammino della “Terza Svizzera”, quella italiana, un discorso promosso già in passato dal gruppo di studio e di informazione “Coscienza Svizzera” e aggiornato, appunto, a quella che i curatori del libro definiscono l’epoca della globalità. La seconda sezione offre, invece, uno “sguardo dall’esterno” sull’identità svizzero-italiana. Gli autori ospitati, in questo caso, sono i confederati Georg Kreis, Martin Schuler, Joëlle Kuntz e i lombardi Piero Bassetti e Aldo Bonomi.
Il dibattito attorno alle tematiche contenute nel volume non è nuovo in Svizzera e per la Svizzera, come sottolinea lo storico Georg Kreis. Anche la ricerca di un giudizio esterno sulla Svizzera e la sua posizione per certi versi unica in Europa non è nuovo. Nuovo è, invece, senz’altro l’approccio compiutamente glocal all’elaborazione del volume: la posizione dei ticinesi all’interno della loro appartenenza politica svizzera e socio-economica elvetica e italica è aggiornata al più avanzato dibattito sulle realtà regionali e sulle interazioni fra di esse. Infatti, nell’introduzione i curatori sottolineano: “I processi di globalizzazione insidiano non solo gli Stati nazionali unitari, ma anche quelli, come la Svizzera, che hanno tradizioni e forme costruite attorno al governo, o meglio alla ‘governanza’ territoriale (intesa come insieme di forme intermedie di regolazione, fra Stato e mercato, che attengono alla sfera sociale ed economica), relative ai principi di sussidiarietà, di rispetto e di solidarietà nell’ambito del federalismo e del pragmatismo negoziale. In questa ottica, per il suo trascorso storico, la Svizzera italiana può essere vista come un laboratorio di ‘governanza’ di una minoranza di fronte al cambiamento”.
Se l’identità degli svizzeri italiani è segnata appunto dalla doppia appartenenza sia elvetica sia "italica", come sottolinea efficacemente Bassetti, vi sono profonde ragioni socio-economiche perché ciò si sia verificato. Elenchiamole. L’avanzamento della “città infinita” (Bonomi) espansa ormai da Milano a Zurigo ha “inglobato” di fatto il Canton Ticino. Il federalismo svizzero (Ratti, Mazzoleni), meno solidale di un tempo e più competitivo a causa della formazione di reti lunghe a livello globale, reti privilegiate dalla grande economia svizzera a discapito del discorso inter-regionale. La stessa storia della società svizzera (Martinetti, Marcacci), oscillante fra apertura e ripiegamento. Le relazioni con il grande polo urbano milanese che caratterizzano il Ticino nei confronti della vicina Penisola (Schuler) e il capirsi-non capirsi che caratterizza gli scambi cultural-sociali fra Svizzera italiana e Svizzera interna (Kuntz). Ecco, in rapida sintesi, i temi principali affrontati dagli autori.
Il libro, oltre a essere uno spunto di riflessione per il lettore comune di qua e di là delle Alpi, sarà promosso come fulcro di un dibattito pubblico che “Coscienza Svizzera” intende lanciare in Ticino e oltre. Il taglio glocale di quest’operazione intellettuale – la Svizzera italiana come esempio concreto di "locus italico" in un contesto nazionale elvetico ed economico-regionale lombardo – è di indubbio interesse e presume un nuovo coinvolgimento delle élites ticinesi nel ricercare una via percorribile per la Svizzera italiana a partire dalla sua identità plurima.  

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