Glocal world: Media and Democracy
La rivoluzione delle nuove tecnologie dell'informazione sta modificando i diversi livelli di relazione ed influisce profondamente sulle pratiche della cittadinanza e sulle forme della partecipazione democratica.
Il ruolo dei Media e le modalità di intervento e di partecipazione delle istituzioni della società civile, il rapporto tra governance e nuove tecnologie, costituiscono dei temi ai quali Globus et Locus è particolarmente attenta.
Infatti, il mondo glocale – caratterizzato dall'azzeramento delle dimensioni di tempo e spazio, che le nuove tecnologie dell’informazione e i nuovi media (Internet) hanno contribuito a creare – ha teso ad indebolire i circuiti tradizionali della democrazia, i quali erano organizzati su tempo differito (ad esempio, la durata della carica) e spazio limitato (come le circoscrizioni elettorali).
Il nuovo ambiente comunicativo globale creato da Internet è una modalità attraverso cui prende forma “La società della Rete” (Castells), speculare ai vettori comunicativi dei media classici. Ogni nodo locale agganciato alla Rete globale costituisce un punto di congiunzione tra lo spazio globale dei flussi e quello locale dei luoghi situati nel territorio geografico mondiale.
Con l’avvento della globalizzazione/glocalizzazione e il conseguente rafforzamento dei nuovi mass media – alcuni dei quali global, come la Cnn, e altri invece prettamente “glocal”, come Al Jazeera – si è giunti a un punto di rottura:
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da una parte, lo stress informativo che il mondo glocal e i nuovi media hanno portato;
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dall’altra, un nuovo scenario “post-democratico”, che va a definire una governance votata alla filosofia della partecipazione diretta dei cittadini attraverso gli ambienti interattivi dei nuovi media ed alla condivisione di risorse (le cosiddette open source come Linux e Wikipedia) e di saperi.
Questi temi sono stati al centro di un interessante Convegno promosso dal World Political Forum e dalla Provincia di Venezia, “Media between citizens and power", che si è tenuto a Venezia il 23 e il 24 giugno.
Come è stato sottolineato all’interno della sessione "Glocal world: media and democracy", una reale politica di governance dei (nuovi) media non può essere implementata senza comprendere la natura multidimensionale del sistema dei mezzi di comunicazione.
E’ un problema che travalica la normale concezione di sviluppo economico e tecnologico: i nuovi media prevedono una conoscenza approfondita degli strumenti e un’alfabetizzazione digitale che includa tutti, al fine di sviluppare una partecipazione consapevole e interessata alla vita pubblica e alle nuove forme di aggregazione e di democrazia che il mondo glocale propone.
Glocalismo e lingua italiana
Milano, 6 luglio 2006
Globus et Locus e la Fondazione Università IULM organizzano il seminario "Glocalismo e lingua italiana: sfide e prospettive. Non l'italiano degli italiani ma l'italiano degli italici"per discutere sulle sfide che si aprono alla lingua italiana nel contesto della glocalizzazione.
La tavola rotonda – introdotta da Alberto Abruzzese (Pro-Rettore Università IULM), Piero Bassetti (Presidente Globus et Locus) e Stefano Rolando (Segretario generale Fondazione Università IULM) – sarà incentrata su temi quali: i rapporti tra lingua, statualità e civilizzazioni nell'epoca della globalizzazione; il plurilinguismo; il problema della comunicazione nel mondo glocale ed il ruolo dei media nelle dinamiche linguistiche contemporanee.
Alla discussione parteciperanno, tra gli altri, il Presidente della Società Dante Alighieri Amb. Bruno Bottai, il Rettore dell’Università per Stranieri di Siena Massimo Vedovelli e il Direttore scientifico del Centro Altreitalie Maddalena Tirabassi.
Se l'impatto della globalizzazione sembra mettere in crisi il ruolo degli Stati nazionali, anche le lingue tendono oggi ad assumere nuove funzioni: sempre più trasversali e ricche di contaminazioni, le lingue si distinguono come fenomeni locali e insieme globali.
“Con questo incontro” sottolinea Piero Bassetti “vorremmo approfondire la riflessione non sull’italiano degli “italiani” (la lingua praticata dai cittadini italiani in Italia), ma sull’italiano degli “italici” ovvero la lingua praticata dagli italiani fuori d’Italia, dai discendenti degli italiani, dagli italofili, dalle diaspore estere immigrate in Italia)”.
“Il tema italico che proponiamo a una prima discussione, può costituire un indirizzo di ricerca scientifica e politico-culturale molto fruttuosa. L’intento è di stimolare una prima riflessione sulle forme espressive dell'italicità, che possono avere una importante ricaduta sul piano delle relazioni internazionali, dei progetti multinazionali e del marketing." (Alberto Abruzzese)
L’incontro-dibattito costituisce un primo momento di un percorso progettuale comune a Globus et Locus e alla Fondazione IULM, sulle prospettive della lingua italiana nell’arcipelago linguistico globale del XXI secolo.
Scarica il programma del Seminario
Comunicato Stampa
"Glocalismo e lingua italiana: sfide e prospettive" - nota di Piero Bassetti
"Il linguaggio psicosomatico dei localismi" - nota di Alberto Abruzzese
La recensione del mese
"La pensabilità del mondo" Sebastiano Maffettone, Il Saggiatore 2006
Il nuovo saggio di Sebastiano Maffettone, "La pensabilità del mondo", affronta la maggior parte delle tematiche globali (e di riflesso locali) del presente e del prossimo futuro. Non a caso, il sottotitolo dell'opera è "Filosofia e governanza globale" intendendo l'autore in tal modo porre l'accento sui processi di governance (il tipo di governo non centralizzato influenzato dalla società civile) che si vanno affermando in tutto il globo e sulla loro validità e praticabilità.
Fondamentale è la premessa dalla quale parte Maffettone: "Noi filosofi politici siamo abituati a partire dal centro di imputazione della responsabilità politica. Questo era per Aristotele la polis e per Hobbes lo Stato. E, oggi, dovrebbe essere la comunità globale". Ma la comunità globale è veramente il caposaldo della politica odierna? Ovviamente no, o non ancora. Ed è per questo che Maffettone si assume il compito di "anticipare nel pensiero le forme della comunità globale in una struttura per ora in parte assente che può costituire l'unico modo per venire a capo dei problemi che essa pone". È necessario, quindi, prevedere, elaborare una nuova società globale e nuovi modi di comportamento all'interno di essa: una nuova ed efficace governance, appunto.
Maffettone, nel costruire la sua proposta di governance, si basa "sulla convinzione che libertà, eguaglianza e identità siano nozioni chiave irriducibili l'una all'altra (…). L'integrazione pluralistica prevede una dialettica di locale e globale. Il quasi-ordine del mondo non esiste in un luogo centrale, e quindi non può essere esportato e tanto meno imposto, ma si afferma in modi diversi in luoghi differenti. Diritti umani, pace, sostenibilità e giustizia sociale ne sono elementi fondamentali. Ma bisogna ricondurli nell'alveo di tradizioni e culture parzialmente incommensurabili".
Cosmopolita convinto ma nel contempo relativista illuminato, nel rifiutare ogni tentazione centrista e imperiale, l'autore del saggio introduce alcuni concetti di grande interesse come, ad esempio, l'"identificazione" di origine freudiana che potrebbe efficacemente sostituire l'"identità" a livello personale e sociale. Un saggio riuscito che, in un'ottica globale e locale, guarda lontano e fornisce idee e scenari per il dibattito sulla governance prossima futura.