Globus et Locus newsletter n. 10/11 2009

Editoriale

Nel mese di dicembre, la Fondazione Agnelli ha trasferito a Globus et Locus il Centro Altreitalie  diretto da Maddalena Tirabassi e nato all’interno della Fondazione stessa con il sostegno della Compagnia di San Paolo.

Com’è noto, il Centro ha svolto fin qui attività di studio e di ricerca, sul tema delle migrazioni italiane nel mondo. Con la nuova partnership, Globus et Locus e il Centro Altreitalie intendono gradualmente spostare il focus del loro lavoro su una tematica che la glocalizzazione ha reso ancora più attuale - soprattutto alla luce dei cambiamenti che si stanno generando con la globalizzazione - e cioè l’italicità come dimensione di appartenenza a una comunità di 250 milioni di persone in tutto il mondo.

Gli italici, com’è noto, sono una community che comprende italiani e loro oriundi, ticinesi, sammarinesi, dalmati, italofoni, italofili e tutti coloro che hanno abbracciato valori, stili di vita e modelli dell’Italian Way of life. Un’aggregazione transnazionale, unita non tanto dalla condivisione del passaporto o della stessa bandiera ma da una mentalità, un gusto e una visione del mondo comuni, suscettibile di assumere un rilevante peso storico-culturale e di incidere sui futuri equilibri glocali.

L'analisi delle problematiche legate alle sfide che la glocalizzazione pone alle istituzioni, alla  classe dirigente e alla società civile è al centro dell'interesse di Globus et Locus, sin dalla nascita, e nei suoi dieci anni di attività si è tradotta in analisi, progetti e iniziative progettuali e di ricerca, con un approccio orientato alla prassi. Una visione, quest’ultima, che può trovare un essenziale stimolo e completamento nelle finalità teoriche e accademico-scientifiche del Centro Altreitalie.
Uno dei principali vettori dell’attività culturale del Centro è la rivista Altreitalie, il cui ultimo numero è presentato all’interno della nostra Newsletter.

Le attività che intendiamo sviluppare insieme potrebbero rivelarsi strategiche in vista del 2011, anno in cui si celebrano i 150 anni di unità di Italia e stanno suscitando un crescente interesse; lo conferma anche la Conferenza Internazionale “Languages, Cultures, Identities of Italy in the World” organizzata dalla University of Pennsylvania e dall’AISLLI, e svoltasi dal 3 al 5 dicembre a Philadelphia, alla quale Piero Bassetti ha partecipato con Maddalena Tirabassi, in rappresentanza di Globus et Locus e del Centro Altreitalie. All’importanza dei temi trattati durante l’evento è stato dedicato un approfondimento specifico all’interno della Newsletter.

Nel 2010, dunque, auspichiamo che l’entusiasmo e l’impegno che hanno caratterizzato la nascita di questa nuova partnership si traducano in attività e iniziative concrete, sulle quali non mancheremo di fornirvi aggiornamenti.

Nell’augurarvi buona lettura di questo numero della Newsletter, cogliamo l’occasione di farvi i nostri migliori auguri di Buone Feste.
 

Altreitalie

Vi segnaliamo la prossima uscita del numero doppio 38-39 della Rivista Altreitalie (edita da Rosenberg & Sellier), della quale qui di seguito anticipiamo l’Editoriale di Maddalena Tirabassi.

Questo numero di Altreitalie segna un momento importante nella storia della rivista. All’inizio di dicembre il Centro Altreitalie, nato all’interno della Fondazione Giovanni Agnelli, ha trovato nuova collocazione istituzionale in Globus et Locus, l’associazione culturale che è uno dei principali soggetti in Italia attivi nell’analisi delle problematiche legate alla dialettica tra globale e locale.
Il tema principale sul quale Globus et Locus e il Centro intendono lavorare assieme è quello degli italici: quel concetto coniato da Piero Bassetti, che di Globus et Locus è fondatore e presidente, e che comprende gli italiani autoctoni, gli italiani all’estero, i discendenti dei migranti italiani, i ticinesi, i dalmati, sammarinesi, e, inoltre, quel non piccolo gruppo di non italiani interessati alla cultura italiana in tutte le sue espressioni, che potremmo chiamare gli italofili. Si tratta di oltre 250 milioni di persone sparse nei cinque continenti, un’aggregazione transnazionale, unita da valori consolidati in secoli di civiltà italica, suscettibile di assumere un rilevante peso storico-culturale e di incidere sui futuri equilibri glocali, a servizio della quale ci proponiamo di diventare uno degli strumenti di una possibile community glocale.

Accanto a questo tema, meriterà attenzione specifica la nuova mobilità internazionale e transnazionale nello scenario della globalizzazione.
Piero Bassetti ha dichiarato: «Trovo molto significativo che, a dieci anni dalla nascita di Globus et Locus, la Fondazione Agnelli abbia scelto la nostra associazione per assicurare la continuazione di una dimensione, quella delle migrazioni italiane nel mondo, da lei coltivata in tutto questo tempo e rappresentata dal Centro Altreitalie. Per noi si tratta di un
grande riconoscimento del lavoro svolto su questi temi».
Nel passato, il Centro aveva avuto numerosi momenti di collaborazione con Globus et Locus, in particolare all’interno del progetto Italici dedicato allo studio delle identità glocali e transnazionali degli italiani e dei loro discendenti e alla promozione dell’aggregazione delle vaste comunità italiche nel mondo. Un membro designato da Globus et Locus già sedeva nel Comitato di indirizzo del Centro.
Le tradizionali linee di lavoro del Centro sono confermate e continueranno nella nostra sede storica aprendosi alle nuove prospettive che scaturiranno da questa diversa collocazione. La rivista Altreitalie rimane il vettore principale, insieme al sito, del nostro sforzo di ricerca e di animazione culturale.

Nel nuovo quadro, l’attività si rivela tanto più strategica in vista del 2011, anno in cui si celebrano i 150 anni dell’unità italiana. Sono, questi, anni importanti per chi si occupa di fenomeni migratori italiani, in cui intendiamo lavorare perché porti frutto il grande impegno di ricerca e riflessione sulla storia delle migrazioni italiane nel mondo e sulle loro conseguenze sulla storia nazionale, di cui anche il Centro è stato artefice negli ultimi venti anni. Siamo attivamente coinvolti in varie iniziative tese a portare i risultati della ricerca nel discorso pubblico sulle migrazioni: il Centro collabora con il Museo nazionale dell’Emigrazione Italiana MEI, inaugurato a Roma presso il Vittoriano lo scorso Ottobre, con il comitato Italia 150 per l’allestimento della grande mostra sulla storia italiana, con l’Ordine degli architetti di Torino per la realizzazione di un’altra mostra sulle capitali italiane nel mondo. È un programma di lavoro ambizioso, per il quale,come sempre, contiamo sull’appoggio dei nostri lettori, collaboratori, amici.
 

Conferenza AISLLI

Dal 3 al 5 dicembre, presso la University of Pennsylvania di Philadelphia, si è svolta la XX Conferenza dell’AISLLI sul tema “Languages, Cultures, Identities of Italy in the World” alla quale hanno partecipato Piero Bassetti e Maddalena Tirabassi.

L’evento, al quale hanno preso parte accademici e personalità provenienti da varie parti del mondo, e che si tiene ogni tre anni, è stato promosso dall’AISLLI (Associazione Internazionale per gli Studi di Lingua e Letteratura Italiana), la struttura riconosciuta dall’Unesco - in cui è rappresentata attraverso il Conseil International de la Philosophie et de Sciences Humaines (CIPSH) - e presieduta dal professor Gilberto Pizzamiglio, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Tema principale di quest’anno, come evidenziato dalle parole introduttive del Prof. Fabio Finotti, Presidente Vicario dell’AISLLI, è stata la problematizzazione del concetto di identità, in particolare quella italiana e italica, in tempi di globalizzazione.
La Conferenza ha inteso esplorare linguaggi, politiche, nuove forme di comunicazione, in grado di collocare tali identità all’interno di fenomeni più ampi e glocali.

Piero Bassetti ha portato un contributo significativo, attraverso un intervento dal titolo “Glocalismo e identità: realtà e linguaggi dell’italicità”, nel quale ha sottolineato come uno degli argomenti di dibattito cruciali del nostro tempo sia proprio quello dei rapporti fra lingua, identità e appartenenza. Le nuove lingue del XXI secolo non sono più le lingue del territorio, ma nuove lingue trasversali, ibride, che attraversano più territori (territori fisici e insieme virtuali: si pensi alla rete e a Internet), che sfuggono in misura crescente alle politiche linguistiche degli Stati e delle istituzioni territoriali.
L’analisi del Dott. Bassetti è stata seguita dall’intervento della Dott.ssa Tirabassi, di carattere scientifico-documentativo, sull’esperienza argentina delle donne piemontesi emigrate.

Si è trattato di una conferenza altamente interdisciplinare, caratterizzata da una molteplicità di approcci, di ambiti di studio e  di tipologia di relatori, malgrado linguisti e letterati fossero in maggioranza. Il tema principale dell’incontro si è declinato in una serie di riflessioni ed interpretazioni: dal concetto di etnicità e linguaggio in Italia (Giulio Lepschy) a quello di identità e alterità in Dante (Teodolinda Barolini) all’interazione fra lingua, economia e società nella globalità (Remigio Ratti). Sul tema del “Cosmopolitismo, nuove forme di comunicazione e plurilinguismo” è intervenuto Riccardo Giumelli, dell’Università di Firenze e collaboratore di Globus et Locus.

Dalle diverse analisi proposte è emersa la percezione condivisa che le identità, sia collettive che individuali, siano oggi meno collegate al concetto di territorio e di nazione, e siano sempre meno un dato e sempre più un processo, costruito attraverso pratiche sociali che si realizzano negli spazi territoriali-locali e anche in quelli virtuali-globali delle reti. Da qui si aprono nuove questioni politiche, di natura istituzionale, che riguardano il concetto di nazione e di democrazia, sulle quali è necessario riflettere.

All’interno di questo discorso, Globus et Locus può offrire un contributo significativo, data la sua esperienza sul tema della glocalizzazione e del rapporto fra locale e globale, ed è per questo che, in sede di assemblea AISLLI, è stata annunciata l’intesa per una collaborazione con Globus et Locus, finalizzata a rendere più ampia e articolata la riflessione e l’azione sui temi del glocalismo e dell’italicità

Intervento Piero Bassetti "Glocalismo e identità: realtà e linguaggi dell'italicità"


Svizzera italiana e glocalizzazione

Un interessante convegno sul Ticino e i suoi rapporti con il resto della Svizzera si terrà il prossimo 16 gennaio 2010 a Bellinzona, organizzato da Coscienza Svizzera.

L'incontro sul tema "Come può il Ticino contare di più a Berna", è il primo di tre eventi che intendono presentare la situazione attuale e le prospettive di questa “terra italica” sulla scia del saggio, “Identità nella globalità. Le sfide della Svizzera italiana” (Giampiero Casagrande editore, Milano-Lugano, 2009). Questo e gli eventi successivi, che sono in programma a Milano e nel Grigioni italiano, si propongono di mettere in evidenza il ruolo specifico di un territorio e delle sue reti caratterizzati da una pluriappartenenza identitaria svizzera e insieme italica ed emblematici dal punto di vista glocale per i forti influssi della dimensione globale in un ambito locale.

Locandina incontro 16 gennaio 2010


La recensione del mese

“Che fine ha fatto lo stato-nazione?”
di J. Butler e G.C. Spivak, Meltemi, 2009.

Un libro di piccole dimensioni, per un contenuto denso e di grande spessore. Questa, la prima osservazione che si può fare sul testo di Judith Butler e Gayatri Chakravorty Spivak.

Le intenzioni delle autrici sono evidenti già nel titolo “Che fine ha fatto lo stato-nazione?”, più esplicito nell’originale inglese “Who sings the Nation-State?”. Il riferimento è all’inno americano cantato in lingua spagnola dai migranti provenienti dal confine messicano, e richiama il tema del senso di appartenenza anche per coloro che non hanno cittadinanza, i “senza stato”. Tuttavia, a noi pare che la traduzione in italiano del titolo sia altrettanto significativa e vada a colpire la questione centrale, quella della disgregazione continua ed inevitabile del potere dello Stato-nazione in tempi di globalizzazione.   

Il libro è il risultato di un seminario intitolato “Lo stato globale”, organizzato nel maggio del 2007 dall’Università della California, nel quale le due studiose si sono confrontate a partire da formazioni e punti di vista diversi: J. Butler, filosofa post-strutturalista, docente di Retorica e Letteratura Comparata alla Berkley University, ha alle spalle studi sul potere, la sessualità e l’identità; G. C. Spivak, filosofa post-coloniale bengalese, a capo del dipartimento di Letterature e Società Comparate alla Columbia University di New York, è una delle più accreditate esponenti di studi post-coloniali.
Le due studiose si chiedono cosa significhi, oggi, appartenere a uno Stato, da un lato, e essere senza Stato, dall'altro; e quali siano le possibilità, per un immigrato, di rivendicare dei diritti al di fuori della nazione di provenienza. Si argomenta, poi, sul concetto sempre più diffuso di “regionalismo critico” per spiegare le crisi politiche e sociali che s’innescano in zone del mondo, quali Cina e India, simboli del trionfo dello Stato non nazionale, dove le rivendicazioni territoriali e di autodeterminazione vengono definite “crisi regionali”.

È interessante poi notare come nell’introduzione a cura di Ambra Pirri si scriva: ''oggi i problemi che le due studiose affrontano in questo dialogo e su cui si interrogano sono paradossalmente più interessanti per noi italiani che per gli americani'', non tanto per la questione dell’ immigrazione ma per quella della relazione tra Stato e nazione italiana.

Pur partendo dalla constatazione del declino dello stato-nazione, le due autrici concludono che “la sua forza genealogica è ancora solida” e che il suo declino è un risultato della ristrutturazione economica e politica nell’interesse del capitalismo globale. Una spiegazione che, a nostro avviso, non tiene conto di alcuni cambiamenti strutturali generati dai processi di glocalizzazione e che pertanto appare non esaustiva rispetto al mondo odierno, dove le migrazioni, le identità mutevoli e le pluriappartenenze, ci costringono a ripensare la territorialità e la sovranità dello Stato.

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