Le giornate del Mezzogiorno
Il 13 e 14 settembre 2010, a Bari, in occasione della Fiera del Levante, si sono svolte le Giornate del Mezzogiorno, promosse da Regione Puglia e IPRES, alle quali ha partecipato anche Globus et Locus, all’interno della Tavola Rotonda “Un nuovo patto per l’Italia”, con Nichi Vendola, governatore della Puglia.
L'incontro ha offerto l'occasione per riflettere sul ripensamento dei rapporti Nord-Sud e sulle prossime sfide dell'Italia nel "mondo piatto".
La riflessione si è sviluppata grazie al contributo dei significativi interlocutori chiamati a prendere parte alla Tavola Rotonda, moderata da Maddalena Tulanti, direttore del Corriere del Mezzogiorno: oltre a Nichi Vendola erano presenti Piero Bassetti (Presidente Globus et Locus), Adriano Giannola (Presidente Svimez), Cristiano Coppola (Vicepresidente per il Mezzogiorno di Confindustria), Susanna Camusso (Vice Segretario generale della CGIL nazionale) e Melina Decaro (Segretario Generale della Fondazione Olivetti).
Il dibattito si è sviluppato attorno al tema del Sud e del suo ruolo di crocevia di un sistema di azioni e relazioni tra territori, imprese e amministrazioni pubbliche. Piero Bassetti, nel suo intervento, ha posto il tema del ripensamento della questione dei rapporti Nord-Sud, come importante sfida alla quale l’Italia è chiamata a rispondere in chiave sia nazionale che europea. Tema, questo, di grande attualità, trattato anche nel libro a cura di P. Perulli e A. Pichierri, con prefazione di Piero Bassetti “La crisi italiana nel mondo globale. Economia e società del Nord”, (Einaudi, 2010).
In un mondo reso piatto dalla glocalizzazione, è infatti necessario che i decisori politici abbiano a disposizione un quadro analitico e progettuale aggiornato al nuovo scenario globale e glocale. Una nuova unità nazionale va ricercata nelle diversità del paese e dovrà avere come protagonisti le forze sociali, politiche e le istituzioni che hanno radici nelle dimensioni locali.
L’incontro di Bari ha rappresentato una significativa occasione per dar vita a un confronto e a nuove sinergie con interlocutori sensibili a questo approccio glocal.
Su quanto emerso dalla Tavola Rotonda, a cui i media hanno dato ampio rilievo, ha scritto un contributo anche Mario De Donatis, Vice Presidente dell’Ipres, l’Istituto pugliese di Ricerche Economiche e Sociali, l’ente che ha promosso l’evento insieme alla Regione Puglia. Lo riportiamo qui di seguito.
Articolo Dr. De Donatis
Nell’ottica di favorire la riflessione sui temi legati allo sviluppo economico, al nuovo regionalismoe ai rapporti fra Nord e Sud, riteniamo utile raccogliere e condividere i contributi di studiosi ed esperti che, con approcci diversi, si stanno occupando di questo tema.
A questo proposito, abbiamo ricevuto e riteniamo utile pubblicare un articolo del Dr. Diego Navarra, della University of Twente (Netherlands) – Department of Urban and Regional Planning and Geo-Information Management Faculty of Geo-Inform - fra l’altro autore del libro "The Architecture of Global Governance", Lambert Academic Publishing, 2010.
Nel suo articolo intitolato "Politiche di governo per lo sviluppo del Mezzogiorno: know-how, sviluppo umano e nuove strategie industriali", il Prof. Navarra, partendo da un’analisi dei flussi migratori che hanno caratterizzato le regioni del Sud dal dopoguerra ad oggi e del fenomeno, più recente, della fuga dei talenti, sviluppa una riflessione su quali politiche e proposte concrete possono essere prese in considerazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, all’interno dell’attuale situazione nazionale ed internazionale.
Articolo Dr. Navarra
La tecnologia e le sfide del futuro
Questo il tema del libro di Sergio Ortino, “La struttura delle rivoluzioni economiche” (Cacucci, 2010), che sarà presentato il prossimo 12 ottobre, alle ore 16.00, presso la Sala Lauree dell’Università degli Studi di Milano.
L’evoluzione tecnologica ha dato all’uomo gli strumenti per influire in modo sempre più rilevante sul futuro dell’intero pianeta e lo pone ora di fronte all’esigenza di riflettere su come permettere alla nostra specie di sopravvivere.
L’evento, promosso dal Dipartimento Giuridico Politico della Statale (nell’ambito del Progetto di studio sui processi di riforma istituzionale e di modernizzazione economico-sociale del paese – P.R.I.S.) e da Globus et Locus, rappresenta un’occasione per riflettere, prendendo spunto dal libro, sull’impatto del glocalismo e dell’innovazione sulle società, e sul cambiamento delle categorie concettuali nelle scienze sociali.
A presentare il libro sono state chiamate alcune personalità del mondo accademico, istituzionale e culturale; oltre all’autore, saranno presenti Valerio Onida, Presidente emerito della Corte Costituzionale, Piero Bassetti, Presidente Globus et Locus, e alcuni professori dell'Università degli Studi di Milano: Eugenio De Marco, professore di “Istituzioni di diritto pubblico”, Facoltà di Scienze politiche, Telmo Pievani, Professore di Filosofia della Scienza, Laura Ammannati, Professore ordinario di Diritto dell’economia, Giuseppe De Luca, storico economico.
L'incontro è aperto al pubblico.
In allegato l'invito e la scheda editoriale del libro.
Invito Presentazione Ortino
Scheda editoriale del libro
Prossimi appuntamenti
Segnaliamo due interessanti iniziative alle quali prenderà parte anche Globus et Locus: il Convegno della Comunità Radiotelevisiva Italofona e il Corso di Promos per l’Internazionalizzazione delle Piccole e Medie Imprese.
Convegno "Alla ricerca dell’italiano e della cultura italiana nel mondo"
La Comunità Radiotelevisiva Italofona compie 25 anni e per celebrare questa ricorrenza ha organizzato un convegno al quale prenderà parte attiva anche Globus et Locus, partecipando al dibattito. L’evento, previsto per i prossimi 4-6 novembre, a Lugano, nell’Auditorio dell’Università della Svizzera italiana, vedrà la partecipazione di interlocutori del mondo intellettuale e istituzionale sia svizzero che italiano, e sarà l’occasione per sviluppare una riflessione sul ruolo dell’italicità nel mondo globale, dal punto di vista culturale e linguistico.
Nell'epoca glocal stanno nascendo comunità di persone caratterizzate da appartenenze plurime, che condividono valori, interessi ed esperienze e che scelgono la rete quale luogo privilegiato di incontro. In questo contesto, il tema dell’italiano e della cultura italiana nel mondo va analizzato tenendo conto dell'evoluzione del concetto di identità e di appartenenza, sempre meno di tipo nazionale o etnico-linguistica e sempre più culturale e valoriale.
Nel suo percorso, ormai giunto al quarto di secolo, la Comunità radiotelevisiva italofona, si è sempre rapportata alle nuove dimensioni dell’era glocal facendosi promotrice di iniziative e progetti per favorire l’aggregazione di quella molteplicità di soggetti che si riconoscono, pur con tante diversità, nella comune identità italica.
Per informazioni sul convegno:
Segreteria Comunità Italofona tel. 41 91 8035339
Il Corso per l’Internazionalizzazione delle PMI
NIBI, il Nuovo Istituto di Business Internazionale di Promos – Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano – promuove un Corso di Alta Formazione per l’Internazionalizzazione rivolto a imprenditori, export manager e consulenti, focalizzato sulle opportunità offerte alle imprese del territorio dai processi di internazionalizzazione.
Il percorso formativo, che si avvarrà delle testimonianze di esperti qualificati, provenienti dal mondo professionale ed accademico, è di durata annuale, e prevede un piano di studi che approfondisce argomenti relativi alle strategie di internazionalizzazione, alla gestione d’impresa, a marketing e fiscalità internazionale e al business planning.
A Piero Bassetti, Presidente di Globus et Locus, è stata affidata la lezione sulla glocalizzazione, prevista all'interno del modulo di Scenari Internazionali coordinato dal Prof. Giacomo Goldkorn.
Il corso avrà inizio il 22 ottobre 2010.
Per informazioni: nibi@mi.camcom.it; tel. 02 85155136
In allegato i dettagli sul corso.
Programma del Corso
Incontro con Z. Bauman e Marc Augé
Alla decima edizione del Festival della Filosofia erano riuniti alcuni dei maggiori teorici della società glocal.
Al Festival, che si è svolto dal 13 al 17 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo, Globus et Locus ha partecipato alle lectio di Zygmunt Baumane Marc Augé. Riportiamo qui una sintesi dei temi trattati, che riprendono alcune delle riflessioni che anche Globus et Locus sta sviluppando, quali la problematica dell’evoluzione che contraddistingue individui e società nel mondo piatto e le nuove dinamiche della sfera politica e sociale.
Bauman, nel suo intervento dal titolo “Sorte individuale” ha parlato del rapporto fra potere e politica, nell’era glocale. Secondo Bauman, una delle maggiori sfide dell’uomo è l'elaborazione di una politica globale. Il potere oggi si muove lungo le rotte dei flussi, mentre la politica è rimasta ancorata ai confini degli Stati nazionali, ristretta in un orizzonte locale. Se fino a prima dell’avvento della glocalizzazione era lo Stato ad essere responsabile per gli individui, oggi non è più così. La conseguenza dell’assenza di una riflessione strutturata su questo tema, ha prodotto un’incertezza diffusa all'interno delle società e uno stato d’animo di sfiducia nelle persone.
Di fronte a tematiche che si pongono con crescente insistenza alle nostre società liquide, quali la disoccupazione in aumento, i nuovi flussi di mobilità, il rapporto con le diversità etniche e culturali, cresce un diffuso atteggiamento fatalista. L'uomo ha pensato di affidare alla tecnologia il compito di tutelarlo dall’incertezza e dall’imprevedibilità a cui è costantemente esposto, ma il tentativo di porre il mondo e l’ambiente sotto il proprio controllo è fallito, e semmai ha prodotto l’effetto contrario. La natura è infatti sempre meno prevedibile ed eventi quali terremoti o Tzunami ci colgono impreparati. Di fronte alla perdita di punti di riferimento, l’individuo dovrebbe invece ritrovare una nuova sicurezza nella dimensione globale e naturalmente, in questo discorso, è centrale il ruolo della Politica.
Nella stessa giornata, ha preso la parola anche Marc Augé, già directeur d’études presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, noto per l’elaborazione di un’antropologia della pluralità del mondo contemporaneo, e per le sue riflessioni sulle città e le espressioni letterarie.
Augè, nel suo intervento intitolato “Ipotesi per il futuro” ha detto che “di fronte alle disillusioni di cui il presente è sempre portatore si può essere tentati di rifugiarsi nel passato o di proiettare se stessi nel futuro.”
Sulla base di questa riflessione, ha poi sviluppato il discorso, ripercorrendo il ruolo degli antichi miti di creazione e della loro ritualizzazione nelle diverse civiltà e nel corso del tempo, accostandoli ai miti della modernità, universalistici e appiattiti su un eterno presente. Nel mondo piatto in cui viviamo, qual è la nostra capacità di lettura della realtà e quale ruolo svolgono i produttori e fruitori di narrazioni (politici, artisti, letterati, scienziati) nell’era di internet? La comunicazione fra individui, in un'epoca in cui il web ci porta a concepire in modo completamente nuovo il concetto di conoscenza, è profondamente mutata. I rapporti fra persone sono esposti al rischio del “consumo” e dell'incapacità di relazionarsi con il concetto di tempo.
Noi consumiamo immagini, compresa l’immagine dell’altro, e i nuovi media ci danno la sensazione di capire l’altro
mentre in realtà è con la sua immagine che ci stiamo rapportando. Eppure lo stimolo alla conoscenza reciproca, nel mondo delle pluri-identità, deve essere accolto e agevolato, anche attraverso l'azione consapevole di chi ha una responsabilità politica. Acquisire una vera cultura, secondo Augé, significa infatti imparare a individuare i punti di vista che aiutano a comprendere i parallelismi, i punti di contatto o le vie di fuga, e che non ostacolino l’immaginazione o la curiosità verso l'altro. Parlare di senso sociale, significa parlare di relazione fra persone, perché non può esistere nessuna identità individuale senza il contatto con gli altri.
Nel mondo globale, “la difficoltà, a proposito del rapporto fra identità e alterità, è che noi viviamo in una falsa universalità e spesso anche in un falso localismo.” Ecco perché i politici, con la coscienza di rappresentare dei principi universali, assiomatici, quelli dei diritti dell’uomo, dovrebbero essere indotti a evitare sia l’essenzialismo sistematico che il pragmatismo amorale.
“Nulla”, ha concluso Augé, “sarebbe più vano di progettare per il futuro un sapere totale e unico.”
La recensione del mese
“Italianità - La costruzione del carattere nazionale” di Silvana Patriarca (Laterza, Bari, 2010)
Il saggio di Silvana Patriarca “Italianità - La costruzione del carattere nazionale” è destinato a far parlare di sé principalmente per due motivi: il solido impianto storicoattraverso cui ricostruisce l’evoluzione del carattere comune degli italiani e il suo sguardo “esterno” alle vicende italiane, essendo la Patriarca insegnante di Storia europea contemporanea alla Fordham University di New York.
A noi pare che questo secondo punto faccia l’originalità dell’opera. “Il paradigma dell’eccezionalismo (negativo)” scrive Patriarca nelle Conclusioni “con forte enfasi antropologica che è parte integrante del discorso del carattere nazionale e che ha permeato il discorso politico in Italia […] si è tradotto in storie dello Stato e dell’identità nazionale che ne hanno messo in luce quasi esclusivamente i punti deboli e i fallimenti”. Un’evidente mancanza di unità, un certo lassismo nel senso civico, l’amoralità di stampo familistico, persino un palese disamore per la guerra e per “il potere delle armi” avrebbero condannato nei secoli gli italiani a un ruolo subalterno e, anche e soprattutto, a un’immagine subalterna di se stessi.
È da considerazioni di questo tipo che si evince che l’approccio analitico della Patriarca guarda l’italianità dall’esterno: “Il fatto stesso di enfatizzare un carattere distinto, anche se questo carattere è un repertorio di vizi, e un passato comune, anche se quel che si racconta è una storia di fallimenti, esclude necessariamente chi non è nato sul suolo della nazione e non discende da coloro che vi nacquero”. È il suolo, allora - quel suolo “maledetto” e così centrale per la storia europea, attraversato da armate di conquista e da interessi strategici - ad aver penalizzato gli italiani e l’Italia? Senz’altro, dato che uno sguardo contemporaneo di un’Italia che si va riformando nel mondo, un’Italia più che italiana, italica, permette di guardare con fiducia ben al di là dei mali di una nazione che non seppe o non poté farsi Stato. L’Italia italica, non più confinata nel “fatale Stivale”, potrà elevarsi al di sopra di se stessa e della sua autorappresentazione negativa e rinunciataria? Potrà riuscirci, certo, ma questo nuovo capitolo del carattere sopra-nazionale degli italici è un capitolo che gli italiani-italici nel mondo devono ancora scrivere. La Patriarca, ci pare di intuire, è fiduciosa che ciò possa avvenire.
Questo è anche l’auspicio di Globus et Locus, nella convinzione che un’italianità al di fuori e al di là dell’Italia, l’italicità, permetta al carattere delle genti italiche di esprimere quel potenziale valoriale, di gusto e di stile che ne fa un popolo in armonia con i modernissimi dettami di una vita condivisa globalmente.
Rassegna Stampa