Globus et Locus nel quadro del lavoro sui nuovi popoli e sulle grandi comunità globali nati nell’epoca della glocalizzazione, sta continuando la sua attività attraverso diverse iniziative, in particolare nell’ambito del progetto Italici. Una delle ultime è stata la presentazione presso il Consolato Generale italiano a New York di Let’s wake up, Italics!, versione in inglese del libro del Presidente Piero Bassetti, pubblicata negli USA dalla casa editrice Bordighera Press diretta da Anthony Tamburri, anche Preside del Calandra Institute, il dipartimento di italianistica della City University di New York.
La missione a New York, dal 5 all’8 giugno 2017, sia pur breve, è stata piena di appuntamenti molto ben organizzati e ben distribuiti nei vari settori del business, della cultura e della comunicazione e ha permesso di raggiungere anche altri importanti risultati.
Ha consentito, innanzitutto, di registrare il crescente interesse per il Progetto Italici da parte di intellettuali, manager e imprenditori operanti nella Grande Mela sia nel campo istituzionale sia in quello privato. E ha consentito di verificare il riscontro da parte degli stessi nei confronti dell’ultima iniziativa alla quale si sta lavorando nell’ambito del Progetto e che pure è stata presentata a New York, cioè la Schola Italica: sono stati raccolti utili pareri al riguardo, individuati i punti di forza ma anche gli aspetti sui quali occorrerà lavorare. In definitiva è stato raggiunto l’obbiettivo indicato dal Presidente Bassetti: «Siamo andati a New York per presentare il progetto politico sugli italici, sulla base del libro/manifesto e con una proposta concreta sia pure ancora in fieri: la Schola. E nessuno, dalla lettura del libro che è un libro politico e dai discorsi che abbiamo fatto, ci ha contestati».
Almeno due fatti dimostrano che la proposta “politica” è stata recepita. Anzi, è stata in un qualche modo una proposta che si è rivelata essere da tempo attesa - sia pure forse inconsciamente - da una audience preparata e sostanzialmente globalizzata/glocalizzata come quella degli italiani di New York.
Primo fatto: l’affollamento alla presentazione in Consolato, con posti in piedi e pubblico attento fino alla conclusione e autore alla fine di domande intelligenti e stimolanti.
Secondo fatto: il “cambio di passo” delle autorità istituzionali e politiche nei confronti dell’intera tematica italica. Lo hanno confermato i due incontri con i principali esponenti istituzionali italiani a New York: Sebastiano Cardi ambasciatore a capo della Rappresentanza permanente presso le Nazioni Unite, e il Console Generale Francesco Genuardi. Sono sembrati convinti dell’esistenza di un “soft power culturale” italiano e italico nel mondo che, a questo punto, necessita ogni sforzo per essere implementato. Sembrano quindi caduti o di molto attenuati gli interrogativi e le diffidenze istituzionali verso una italicità che trascende e va oltre l’italianità e che, quindi, mette inevitabilmente in discussione ruoli e funzioni delle istituzioni tradizionali “sfidate” a loro volta a un cambio di passo.
Certamente in questo lusinghiero mutamento di attenzione ha giocato - e sta giocando - una parte importante il riconoscimento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, durante un suo discorso in occasione della giornata "Qualità italiana", aveva avuto occasione di sottolineare l’importanza e il ruolo decisivo e nuovo della italicità, dando apertamente il merito al Presidente Bassetti di averla individuata e svelata. Ma la sensazione, anche raccogliendo le opinioni delle tante persone incontrate a New York - docenti, manager, imprenditori, giornalisti - è che comunque il concetto di italicità stia, dopo anni di lavoro, finalmente trovando terreno fertile. Per ora ai livelli sociali e culturali più avvertiti o “alti”. Si tratterà, quindi, di continuare, anzi rafforzare, il lavoro di “formare i formatori”.
Al di là del risultato politico, la missione ha però ottenuto altri risultati.
Innanzitutto, di rilievo sono stati quelli sul piano della comunicazione. Non soltanto per la buona copertura mediatica dell’evento: dall’articolo di Paolo Mastrolilli su La Stampa e quelli su La Voce di New York al lungo colloquio web televisivo con Fred Plotkin («Un americano di origine russa e che è un vero italico») organizzato da i-Italy e da questo diffuso sui propri canali.
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Ma la novità e il successo raccolti nel campo della comunicazione vengono anche dalla apertamente dichiarata disponibilità di questi due ultimi media nei confronti del Progetto Italici e anche della Schola Italica. |
Sia Letizia Airos, editore e publisher di i-Italy che ha proposto/chiesto di poter avere con continuità da Globus et Locus «una o due pagine di italicità» in tutti i suoi aspetti (idee, iniziative, personaggi ecc.) sia Stefano Vaccara, editore e publisher del giornale online La Voce di New York, disponibile a che La Voce divenga di fatto “la Voce italica”, sono due giornalisti/editori ormai affermati sulla piazza newyorchese. E, grazie all’online, spaziano anche in Rete.
La missione a New York è stata dunque molto interessante e ha contributo a rafforzare il network italico oltreoceano.