Il tema della difesa della lingua italiana in Svizzera, oggi sotto attacco, in un Paese dove le lingue ufficiali sono considerate sempre di più il tedesco e il francese, è senza dubbio meritevole di riflessioni. Essenziale però è capire, di fronte alla progressiva diminuzione della percentuale di italofoni in Svizzera, quale sia l'approccio corretto per difendere il ruolo dell'italiano, altrimenti si corre il rischio di arroccarsi su tesi ormai in via di superamento, in un mondo glocale e sempre meno legato alle dinamiche puramente territoriali. E come tali destinate a una inevitabile sconfitta. In sintesi, la situazione in Svizzera è questa: alcune Cattedre di italianistica, presso università prestigiose, sono state abolite, mentre l'offerta di insegnamento scolastico della lingua italiana è fortemente diminuita in alcuni cantoni, come pure nelle istituzioni. Di fronte a questo trend, ci sono state diverse prese di posizione. Dapprima la nascita di un intergruppo di interesse a livello parlamentare, a cui hanno aderito una sessantina di consiglieri nazionali, e, recentissima, la nascita di un Forum per la salvaguardia dell’italiano in Svizzera, promosso dal Consiglio di Stato del Canton Ticino con l’appoggio di quello del Canton Grigioni, e dai cantoni italofoni. Il dato interessante è la costituzione di una rete di soggetti di diversa natura, e non di un singolo ente, tesi a difendere l'istanza della lingua italiana come lingua nazionale, rappresentativa, e questo secondo noi è un dato interessante, di una cultura, oltre che di una caratteristica linguistica: università e centri di sapere, organizzazioni svizzere di carattere culturale e italofono sia di italiani in Svizzera e attori politici, insieme, hanno partecipato all'assemblea costitutiva. La decisione dell’assembla di procedere con quattro punti generali di azione per salvaguardare efficacemente la lingua e la cultura italiana in Svizzera si è tradotta poi in un programma di intenti che intende arrivare a una Svizzera non solo più bilingue entro il 2020. Il punto di azione che pone il quadrilinguismo svizzero (una minoranza elvetica si esprime anche in romancio, la quarta lingua nazionale) in un’ottica transnazionale e globale, è di particolare interesse se si considera un approccio glocal alle questioni linguistiche. Infatti, i linguaggi che caratterizzano oggi il mondo fittamente interconnesso e agente sui livelli globale e locale, non possono essere confinati all’interno di una logica solo nazionale divenendo di fatto espressioni e “ambasciatori” di sensibilità culturali e veri e proprio vettori di significati e valori culturali. In questo discorso Globus et Locus, quale associazione transnazionale che ha fra i suoi soci anche il comune di Lugano, intende svolgere un ruolo attivo, offrendo il proprio contributo al dibattito, in parte già internalizzato nei documenti prodotti in questa prima fase del progetto. In particolare, il tema dell'italicitò, quale civilizzazione intrinsecamente glocale, è stato apertamente posto nel suo intervento in un incontro a Basilea lo scorso 16 novembre, dal Presidente di Coscienza Svizzera Remigio Ratti.
A cura di Sergio Roic