Il lavoro frontaliero europeo rappresenta una forma del pendolarismo internazionale di breve raggio, ossia è il prodotto dell’osmosi, della circolazione di forza lavoro tra regioni adiacenti divise da un confine politico. I frontalieri, percorrendo il tragitto che separa casa dal luogo di lavoro, devono attraversare una frontiera di Stato, che, a seconda dei casi, può costituire anche un confine economico e linguistico: in questo modo, i frontalieri vivono alcune delle esperienze caratteristiche dei migranti, pur non essendo migranti in senso stretto. I frontalieri, infatti, non si trasferiscono da un paese a un altro per ragioni che incidano tanto sulla loro vita professionale, quanto su quella familiare, sociale, culturale: infatti, mantengono nel paese d’origine il “fuoco acceso”, cioè la famiglia, i legami sociali extraprofessionali, la gran parte dei luoghi di consumo culturale, i rapporti con le istituzioni sanitarie, scolastiche e con tutti i rami della pubblica amministrazione. L’attualità ci consegna ulteriori complessità. Da un alto la pandemia che condiziona il movimento delle persone, delle merci, l’organizzazione del lavoro e le relazioni istituzionali, dall’altro le pulsioni identitarie che si attardano sul tema della frontiera come gravide di rischio anziché foriere di opportunità, ripropongono la messa in discussione della libera circolazione proprio mentre l’Europa sembra aver ritrovato le ragioni dello stare insieme. A partire dal “laboratorio svizzero”, a valle dell’iniziativa popolare del 27 settembre, rifletteremo su un possibile nuovo paradigma del lavoro transfrontaliero.
Ne discutono con l’autore
Paolo Barcella - Docente di storia contemporanea e dell’America del nord Università degli studi di Bergamo
Elena Lattuada - Segretaria Generale della CGIL Lombardia
Piero Bassetti - Presidente dell'associazione Globus et Locus, già primo Presidente della Regione Lombardia
Giangiorgio Gargantini - Segretario Regionale UNIA Ticino e Moesa
Francesco Quattrini - Delegato del Governo Cantonale del Ticino per le relazioni esterne e segretario della Regio Insubrica
Con il contributo di
Marina Sereni - Vice Ministro per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale
Introduce e coordina
Giuseppe Augurusa - Responsabile nazionale Frontalieri e dei Consigli Sindacali interregionali della CGIL