All'edizione 2010 della "Piazza delle Lingue", iniziativa promossa dall'Accademia della Crusca e svoltasi dal 27 al 31 maggio, hanno partecipato interlocutori del mondo della cultura (come Fabio Caon professore dell’Università Ca’ Foscari e Silvia Morgana, Presidente Associazione per la Storia della Lingua italiana), del giornalismo (fra cui Beppe Severgnini, Antoio Caprarica, Carmen Lasorella) e dello spettacolo. Era presente anche Globus et Locus, il cui presidente Bassetti è stato chiamato a presiedere la tavola rotonda su “Italia all’estero. Presenze linguistiche e culturali”. Dall’incontro di quest’anno sono emersi con evidenza alcuni importanti segnali di cambiamento, nel modo di concepire la funzione della lingua, lungo una direzione sulla quale Globus et Locus sta lavorando da diverso tempo, e cioè quella dell’italicità. Filo rosso del convegno era infatti l’italiano degli altri inteso non più solo come la lingua di chi vive fuori d’Italia e parla italiano perché è italiano o perché è di origine italiana, ma anche di coloro che entrano in contatto con la nostra lingua per passione, studio, esperienze di vita, adesione al sistema di valori italico.

Se fino a prima dell’avvento dell’era della glocalizzazione, il tema sarebbe stato chiaro e immediatamente comprensibile, oggi il concetto di “Italia all’estero” è diventato più complesso, perché viviamo in società sempre più interconnesse e caratterizzate da nuovi fenomeni di mobilità dei popoli. Un cambiamento di prospettiva molto importante e inevitabile nell’era glocal in cui viviamo.
Nelle varie sessioni del convegno si è parlato, con approcci diversi, delle evoluzioni del linguaggio e di come esso si modifichi attraverso canali determinati dalle pluri-appartenenze, secondo le linee tracciate dai grandi teorici della post-modernità glocal (Bauman, Beck, Castells), e soprattutto dal premio nobel Amartya Sen.
Su questo tema è poi tornato Piero Bassetti, che nel suo intervento ha sottolineato come la lingua, per i nuovi cittadini del mondo glocal, non sia più la struttura portante per la definizione delle identità - come invece accadeva nel contesto statual-nazionale - ma piuttosto uno strumento di comunicazione e di incorporazione di valori, significati, pratiche. L’italicità, in quanto pluridentitaria e glocale, diventa quindi anche plurilinguista.

Altro tema centrale è stato l’analisi del rapporto tra lingua e linguaggio. E’ emerso che oggi la tendenza è sempre di più quella di comunicare attraverso diverse forme espressive, con una molteplicità dei linguaggi che non sempre vedono la lingua in senso proprio come il principale strumento per comunicare. Su questo punto si è riflettuto durante la tavola rotonda della comunità radiotelevisiva italofona, perché anche gli operatori dei media sentono l’esigenza di ideare nuove modalità di comunicazione adatte ai popoli dell’era glocal.
Le problematiche legate alla lingua e al suo uso divengono quindi sempre più “mobili” e in evoluzione e avranno un’importanza enorme all’interno di un mondo che dovrà reinventare i suoi schemi di organizzazione e di funzionamento.