Il Disagio della Democrazia

Carlo Galli, Einaudi Editore, 2011

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Secondo Carlo Galli, che in questo volume conduce il lettore in un'analisi raffinata e stimolante, l'affermazione della democrazia, intesa come contesto consono alla "piena espressione delle potenzialità individuali e collettive", è stata sempre considerata tra gli obiettivi del pensiero politico, infatti già nel IV sec. a. C. Platone ("Repubblica") e Aristotele ("Politica") la descrivono come un governo di pochi.
Con Machiavelli la democrazia diventa contrasto all' ancient régime per poi giungere – dal XVII secolo – alla sovranità rappresentativa universale e allo Stato di diritto.
Oggi la democrazia comprende economia di mercato, rappresentanza delle parti sociali e azione statuale regolativa e tutelante l'uguaglianza dei cittadini. E presenta forti contraddizioni che vanno dalla marginalizzazione del popolo "sovrano" all'impossibilità di integrarlo senza riformare le istituzioni tradizionali.
Come affermato da Galli, oggi la democrazia è soggetta ad un fenomeno radicalmente nuovo: un "disagio" che si presenta in duplice forma, infatti la democrazia si vede spesso inadeguata a tutelare i propri fondamentali e i suoi cittadini le riconoscono questa inadeguatezza in modo apatico.
Le democrazie attuali devono affrontare nuove sfide che passano dalla repulsione dei cittadini per la politica – vista come nebbiosa e remota – alla necessità di contrastare rischi ritenuti erroneamente fardello del passato – tra cui attriti interculturali e violenza armata. E questo continuo adattamento non è scevro da complessità, origine potenziale tanto di successi quanto di fallimenti.
Nel contesto democratico, i cittadini hanno visto la propria voce politica ridursi nel tempo, passando dalla concezione alta della Grecia classica all'attuale configurazione rappresentativa – in cui la politica è percepita come lontana dal quotidiano.
Inoltre oggi le società riconoscono la prevalenza di attori economico-militare e questo relega inevitabilmente in secondo piano le autorità governative, minando così l'autorità dello Stato stesso e del diritto da esso applicato.
Questo riporta inesorabilmente a considerare, non senza timori, lo "stato di natura" affermato da Hobbes nel "Leviathan" (1651).
Questi fattori portano i cittadini ad uno stato di indubbia insofferenza – poiché riconoscono che attualmente il proprio governo non tutela i loro interessi fondamentali –, ma anche di profonda apatia – poiché la distanza percepita tra essi e la politica, insieme alla maggiore rilevanza riconosciuta ad attori non-politici, scoraggia delle ferme prese di posizione.

Questo disagio, magistralmente delineato da Carlo Galli nella sua pur innegabile complessità, è tale da poter rafforzare le basi della sua stessa esistenza, costringendo così i cittadini ad assumere un ruolo politico sempre più marginale in aperto contrasto con l'essenza della democrazia stessa – la sovranità è del popolo.
Come contrastare questa patologia politica?Secondo Carlo Galli è innanzitutto nelle capacità di ogni popolo contrastare le patologie delle proprie istituzioni governative e questo già indica che una soluzione è possibile. Ma il prof. Galli si spinge oltre, delineando tale soluzione come fondata sulla ripresa del sincero spirito critico e sul rafforzamento della dialettica costruttiva tra cittadini e istituzioni.Questo può realizzarsi solo se si comprende che la democrazia è un obiettivo ideale a cui l'azione individuale e istituzionale deve tendere costantemente. Solo così lo spirito critico, la ravvivata dialettica politica e in ultima istanza la buona democrazia potranno essere realizzati e mantenuti nel tempo.

Recensione a cura di Marco Praturlon

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